Daniel Mendoza: «vivermi i successi da dietro le quinte mi rende ancora più felice»

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Daniel Mendoza, ex membro dello storico gruppo Gli Inquilini e co-fondatore dell’etichetta Street Label Records, torna a sei anni di distanza da Rivincita con una veste nuova e un nuovo disco ufficiale, Pop Corn scaduti da una settimana. Già nel 2019, il singolo “Trolley” aveva segnato il passaggio dell’artista dal classic HipHop a sonorità e concetti più vicini all’indie pop aprendo così la strada a quello che viene chiamato indie rap. In questa intervista approfondiamo con Daniel alcuni aspetti legati alla cultura HipHop, al multimediale e alle sfumature indie del suo disco.

Insomma, alla fine è uscito un nuovo disco…
Pop Corn Scaduti da una Settimana è un album molto particolare, per gli altri però, non per me. Forse è il disco che non ti aspettavi da Daniel Mendoza per il percorso storico e discografico passato. Per me è solo il naturale proseguimento di un percorso personale e musicale dove la parte più aggressiva espressa in precedenza col rap, lascia ora spazio a qualcosa di più rilassato ma ugualmente inciso. Semplificando tutto in poche parole, metaforicamente non urlo più, ma ti dico la stessa cosa in modo più calmo ma spero ugualmente convincente. Quindi confermo: si, è uscito un nuovo disco.

Se tu gestissi ancora il Da Bomb e arrivasse un disco come il tuo, lo considereresti Hip Hop?
Forse no, o forse si. Bisognerebbe intanto definire oggi cosa è Hip Hop. Leggo o sento parlare di artisti rap, Hip Hop come fosse la stessa cosa e già non è così. Il rap è un 25% dell’Hip Hop. Gli stessi artisti che vengono definiti Hip Hop oggi sono in gran parte dei cantanti pop che rappano, con testi pop neanche troppo diversi da quelli di Mengoni o Emma. Oppure sono trapper che per me non hanno nulla a che fare con l’Hip Hop. Poi ora va di moda e quindi mettere tutto nel calderone Hip Hop fa comodo. Comunque per attitudine il mio album è sicuramente Hip Hop, ma con argomenti ben lontani dagli stereotipi delle quattro discipline. Si parla di vita, non di un micro-mondo che mi apparterrà per sempre ma che non ha più senso rappresentare nel 2022. Amo i colori, non il grigio sbiadito. Resta tutto dentro di me con orgoglio ma non amo i revival. Si deve per forza andare avanti ed adeguarsi, in modo dignitoso, ai cambiamenti. Il rap in cui mi riconosco io è quello che combatteva mafie e una certa politica dove i cosiddetti vecchi sembravano impossibili da spodestare. Quindi nella musica io sono per le poltrone intercambiabili. Mi pare giusto che ad un certo punto ci si alzi e si lasci il posto a qualcuno più giovane con una mentalità più aperta. Ammiro i giovanissimi di oggi perché a loro di ricevere l’investitura promozionale del rapper storico non interessa proprio. E spezzare questo schema arcaico per me è fondamentale per crescere. Sono per il rispetto della storia ma non per il nonnismo, e purtroppo c’è anche nell’Hip Hop da sempre, e pensare che è un malcostume sociale che combattevamo.

Come mai in questo disco non ci sono feat?
Ho fatto parte per anni di un gruppo, i miei primi dischi solisti sono stracarichi di collaborazioni, ho sempre vissuto la musica come un’enorme festa dove in più si era e più si stava bene. Negli ultimi due album invece ho voluto vivermi in prima persona tutto. Non ho mai cercato collaborazioni paracule per alzare l’hype. Mi è sempre piaciuto dare visibilità agli altri. Comunque in Pop Corn scaduti da una settimana non sono comunque da solo, con me ho musicisti bravissimi che hanno alzato il livello delle produzioni: Tonic21Gr., Emanuele Lollobrigida, Napodano, Luca Traverso.

Sarebbe interessante sapere di più sulle produzioni.
Ogni cosa che io faccio è del tutto naturale. Vado in fissa con qualcosa e magari rielaboro, mischio, mi metto in gioco. Faccio così da sempre: dalle prime produzioni con Gli Inquilini dove solo un folle come me si poteva prendere il rischio di campionare le colonne sonore dei film Italiani anni 50 e 60 e rompere il muro del funk. Oggi invece ho voluto shakerare la black music coi suoni indie pop che, se ci pensi, non sono nient’altro che la rivisitazione delle produzioni dei vecchi cantautori anni 70 e 80. Piani elettrici a manetta, chitarre e synth eightees.

Copertina disco – Pop Corn Scaduti da una settimana

Per questo disco sei tornato a mostrarti in foto, mentre prima erano sempre molto rare e sporadiche le tue apparizioni. Cosa succede? Il tuo rapporto con l’immagine è cambiato?
Eh, immagino che grande attesa! (ride nd.r.). Guarda, me lo sarei evitato volentieri anche stavolta. La vivo come una forzatura e mi adeguo perché devo farlo. Abbiamo cercato di fare almeno uno shooting particolare e colorato. Se mi chiedi ti piace fare foto? No. Zero. Mi annoia, innervosisce e stressa. Apparire nei video? Ancora meno. Preferisco parli la mia voce non la mia faccia. Ce la metto proprio se sono obbligato e quando mi vedi in foto è certificato che l’ho dovuto fare.

Come è cambiato nel tempo il multimediale se si parla di HipHop?
Moltissimo, se pensi le carriere dell’ultimo decennio sono state costruite tutte sulle views e i numeri social. Si può considerare finita l’epoca del talent scout che, vedendoti ad un concerto, scommettevano su di te. Ormai la musica è la parte meno importante di un progetto, se c’è il personaggio e ci sono i numeri (veri o finti non importa) la parte musicale poi si può mettere a fuoco successivamente.

Siamo nel periodo post-pandemico e forse, dicono, non è ancora finita. Come è cambiata la gestione dei live per quanto ti riguarda?
Il futuro è nebuloso in tutto, il mondo è cambiato in peggio e ci sentiamo tutti più precari. Credo sia difficilissimo programmare anche a breve termine. Stessa cosa per i live. Oggi si possono fare ma non hai certezza futura perché abbiamo visto che davanti ad eventuali chiusure uno dei settori più penalizzati è proprio quello dello spettacolo. Io sto selezionando date senza caricarmi, non ho necessità di suonare ovunque. Intanto lavoro su una doppia versione del mio live con o senza musicisti.

Oltre alla musica, di cosa ti occupi?
Sono un creativo e la mia vita l’ho dedicata totalmente alla creazione di progetti artistici. Assieme a Soul Flake gestiamo una realtà musicale indipendente come Street Label Records, e l’abbiamo portata ultimamente ad uno step superiore creando la sezione entertainment che si occupa di format video originali. Uno di questi sta ottenendo a livello social grande successo. E io sono felicissimo perché vivermi i successi da dietro le quinte mi rende oggi quasi più felice.

 

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