Il titolo dal gioco di parole abbastanza telefonato che abbiamo dato all’intervista è il meglio che ci potevamo inventare in questo Lunedì in Albis, per cui prendetelo per quello che è. Quello che non potete perdervi invece è appunto questa chiacchierata con Asher Kuno e Non Dire Chaz, ma soprattutto il loro ritorno sulle scene con Sapori Forti, tredici tracce che hanno due caratteristiche alle quali la maggior parte degli ascoltatori là fuori non sono più abituati: ottimo rap supportato da dell’ottimo boom bap. Formula vincente da decenni, che volete di più?
Inizio con una domanda che mi preme subito fare e non sarà l’unica sul calcio: in questo disco mi aspettavo i cori della Curva Nord ed invece c’è “solo” un pezzo su Zamorano; avete signorilmente lasciato l’idea a Kanye West o vi sembrava una mossa troppo commerciale nell’anno della seconda stella?
AK: Ho sempre paura di scrivere troppe rime a favore dell’Inter o comunque a sfondo calcistico in generale, quel “solo” mi consola…
NDC: Avrei campionato volentieri i cori della Nord, ma ai tempi di Zamorano non avevo gli strumenti… Quindi abbiamo optato per Sister Nancy, che comunque non sfigura. L’Inter è una cosa importante.
Ora che il quesito più scomodo è stato fatto posso passare al resto: “Sapori Forti” è un disco che arriva dopo una lunga pausa, e in anni veloci come questi che stiamo vivendo è come praticamente ripartire da zero. Tenendo quindi l’asticella bassa, cosa vi aspettavate (o speravate) quando avete iniziato a lavorare alla realizzazione del disco?
AK: Sinceramente, e parlo solo per me, mi sembra già un miracolo aver chiuso il disco. E soprattutto con questa facilità. Perché quando dico che “non ne volevo sapere più niente”, dico la verità. Negli anni da “fermo” mi sono arrivate diverse richieste di collaborazione da altri artisti, ma le ho rifiutate tutte. Mi sentivo un ex rapper, e non provavo più piacere a scrivere. Abbiamo cominciato a fare qualche traccia per gioco, quindi all’inizio non mi aspettavo proprio nulla.
NDC: Faccio fieramente parte dell’associazione “riporta un rapper di talento a fare il rapper”. A parte gli scherzi, Asher per me è sempre stato prima di tutto un rapper. E mi sembrava quantomeno assurdo che avesse appeso il microfono al chiodo. Ma quando hai il talento dalla tua parte, ti bastano poche barre per riprendere ed essere ancora più in forma di prima.
Monitorando i vostri social e le vostre stories, ho visto tanti attestati di stima da parte di vecchi e nuovi fan, artisti e non, che aspettavano questo ritorno. Probabilmente queste dichiarazioni sono la cartina di tornasole di come sia stato accolto l’album da parte di chi doveva. Siete felici di questo?
AK: Certo, considerando che i numeri sono pienamente quelli da artisti “underground/ indipendenti/autoprodotti”, almeno questa soddisfazione ce la siamo tolta. Penso di non aver mai ricevuto così tanti complimenti come a ‘sto giro, forse è il mio lavoro più bello. In tantissimi ci hanno detto che il nostro è un disco maturo, e la cosa mi ha sorpreso onestamente.
NDC: Credo che la gente abbia apprezzato il fatto che abbiamo fatto un disco, non un mixtape, che è tutto abbastanza coerente e coeso. Poi i complimenti piacciono a tutti.
Del resto, come dice Kunetti, “sta roba ti accompagna per la vita”, ma soprattutto “con questa roba ho fatto già cilecca”, che credo sia la dichiarazione di intenti più sincera che abbia mai ascoltato in tutta la mia vita, contro il logorio della vita moderna che rincorre il successo e contro l’ipocrisia dei finti grandi ritorni. La differenza fra un Mexes ed un Messi praticamente: ho apprezzato molto questa maniera di approcciarsi alla scrittura nel modo più genuino e schietto possibile, anche perché l’onestà intellettuale fa difetto a molti in questo ambiente. Le rime di “Sapori forti” sono nate negli ultimi mesi o sono il frutto di anni di appunti accantonati?
AK: C’è sicuramente uno zoccolo duro che mi ha sempre seguito negli anni, ma sono conscio del fatto che la gente non era lì ad aspettare il famigerato ritorno di Asher Kuno e Non Dire Chaz. Come hai scritto sopra, siamo praticamente ripartiti da zero. Tu puoi anche raccontare la storia del mago, ma i fatti parlano da soli: se menti, o se gonfi la verità, prima o poi ti si sgama, e passi per ridicolo. Non ne ho voglia. Siamo persone adulte e serie, conosciamo bene il mestiere ma è importante per noi essere umili e sinceri. Tutti i testi e i beat sono stati ideati negli ultimi mesi. Nel blocco degli appunti, prima di ricominciare a fare musica, avevo solo preventivi per il lavoro e nomi di giocatori per il fantacalcio.
NDC: ha ragione Kunetti. Se si candidasse lo voterei.
Parliamo delle produzioni, e di come avete lavorato in studio, qual è il filo rosso che lega tutto il lavoro musicale?
NDC: Finalmente qualcuno che mi fa questa domanda, noi producer siamo sempre snobbati a favore delle barre. Allora, è stato un lavoro molto semplice e diretto. Abbiamo fatto il disco insieme, ho capito dove Asher poteva rendere meglio e ho cercato di assecondarlo, producendo un suono che ha richiami al boom bap anni 90 e al G-funk ma che suona fresco come un calippo, meglio, come una birra ghiacciata. Siamo rapper.
Scrivere significa ricordare ed è un modo forte per recuperare, dentro di noi, cose nascoste nella memoria. Non ricordo la citazione esatta ma “A testa alta” ne è la dimostrazione: un pezzo intenso che suscita emozioni. Qual è il vostro pezzo preferito dell’album?
AK: il nostro album è stato realizzato nella migliore condizione possibile. Siamo felici e ci siamo divertiti tantissimo a realizzarlo. Abbiamo tanti episodi legati a ogni singolo pezzo, e soprattutto lo abbiamo concepito in breve tempo. Quando i lavori diventano lunghi, rognosi e faticosi, rischi di far diventare antipatico il tuo stesso operato. Quindi dico che sono fiero del nostro lavoro e che mi piacciono tutti, non ne ho uno preferito in particolare.
NDC: a me piacciono le barre, quindi tutto il disco praticamente. Se vuoi sapere il mio beat preferito credo sia “MVP”. Randella.
Prendo in prestito il titolo di una traccia per chiedervi una cosa: qual è nel quotidiano la vostra personalissima “Safety Car” che vi salva appunto dal logorio della vita moderna e dove vi rifugiate?
AK: lo shopping compulsivo.
NDC: L’Inter, le ragazze ma soprattutto Diego, il mio cane.
“Mai stato conscious, mai stato gobbo”: io praticamente ho entrambi i difetti, come si fa per guarire? Ma soprattutto, come avete fatto a convincere Zampa a partecipare al pezzo?
AK: Ma sei davvero juventino? Dall’accento pari campano, che strano. Comunque Zampa non l’abbiamo convinto, è stato obbligato. Punto.
NDC: Sei gobbo? Davvero?
Verona e Milano appunto: la vostra unione artistica passa anche attraverso Vibra Records, la storica etichetta fondata da Dj Zeta, qual è il ruolo dell’etichetta nel vostro progetto?
NDC: Dj Zeta e Vibrarecords sono un patrimonio culturale musicale prima di tutto di Verona e poi di tutta Italia. Sono passati tutti da Vibrarecords e dobbiamo tutti molto a Zeta per quello che ha fatto per questa musica. Per quanto riguarda me, è un onore e un privilegio poter essere portatore della bandiera di Vibrarecords con la mia musica. Il ruolo di Vibrarecords è essere Vibrarecords: un collettivo di appassionati di questa musica, con delle skills incredibili e pinte di talento. G-shit.
Capitolo Reunion: siete riusciti a far partecipare all’album due formazioni storiche della vecchia scena milanese, MDT e Cricca dei Balordi. Prima di tutto amici, e dopo artisti. Alla luce di questo mi piacerebbe chiedervi, quanto è importante instaurare anche un rapporto umano con la gente con cui collaborate?
AK: Non sempre è necessario collaborare con un amico, ma sicuramente ti diverti molto di più a farlo. Anche io e Chaz siamo stati per anni “buoni conoscenti”, ma consolidare il rapporto tra noi ha sicuramente alzato anche la qualità del nostro lavoro. Le sessioni in studio con i compagni di merende ti permettono di esprimerti senza limiti e senza freni, perché dall’altra parte hai persone che già ti conoscono bene, e non devi per forza risultare un fenomeno nelle performance.
NDC: Alle prossime elezioni vota Asher Kuno, Asher il rapper che ti rappresenta in Europa.
Uso come pretesto un pezzo killer come “Zamorano”, che potrebbe diventare davvero un pezzo spaccacurva per farvi una domanda sul talento. Penso che il talento per scrivere una hit da classifica o ce l’hai o non ce l’hai, anche se probabilmente è possibile costruirlo a tavolino o almeno lavorare su una progettualità chiara e precisa. Oggi secondo voi è possibile fare ancora un disco senza nessuna strategia?
AK: Beh, il nostro probabilmente è un disco senza strategia. A un certo punto del percorso avevamo ben chiaro in testa cosa ci mancasse per chiudere un album completo, ma abbiamo fatto tutto seguendo i nostri gusti, non quelli del pubblico. Anche perché appunto, “siamo ripartiti da zero”.
NDC: Una bella domanda, distinguerei le cose. Una hit si può fare senza programmare e c’entra sicuramente il talento, ma il fatto che diventi davvero una hit in termini di numeri, è un’altra storia. Una cosa non implica l’altra. Bisogna fare le mosse giuste e lavorarci bene. E non sono per nulla contrario al fatto che ci debba essere una strategia a sostenerla, anzi. Come ogni lavoro fatto bene ci vuole preparazione, talento, investimenti, intelligenza, strategia e soprattutto il team giusto.
Siamo arrivati quasi alla fine, e vi chiedo una cosa personalissima: qual è il miglior consiglio che vi hanno dato? Valgono i genitori, gli amici, gli estranei…
AK: “Chiedi sempre qualcosa in più, non svendere il tuo lavoro. Tanto a fare lo sconto sei sempre in tempo!”. Papà ha fatto l’artigiano per 50 anni…
NDC: Portati sempre almeno un preservativo quando esci.
Ultima domanda: sicuramente “Sapori Forti” è la sintesi di tutto ciò che siete e che sono stati questi anni di silenzio. Ma cosa vorreste di specifico che arrivasse al pubblico? Un messaggio?
NDC: Siate critici, ponetevi dubbi e non prendete mai nulla per scontato. Soprattutto nelle scelte che fate. Odiate le etichette, qualsiasi cosa dicano e dividano. I colori e i suoni sono infiniti. Imparate a riconoscere prima e ad apprezzare poi, i sapori forti della vita.