Jap & Paggio: l’intervista!

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Dopo la pubblicazione di Ill Rap nel 2009, Bombe a Mano nel 2012 e l’Ep Hiphopcrisia nel 2013, due degli artisti più acclamati di Verona sono pronti a tornare in scena con un nuovo progetto discografico. Jap & Paggio, duo Hip Hop Funk nato nel 2010, anticipano infatti l’uscita del loro terzo disco in studio con il brano Manette. Il pezzo ha come tema principale le costrizioni che ci vengono imposte o che, spesso, ci auto infliggiamo. L’intervista che proponiamo oggi parte da questo tema e si sviluppa lungo discorsi legati alla vita, alla musica e ai nuovi progetti di questi due ragazzi.

La società di oggi impone delle convezioni, delle regole. Partiamo da questo. In quali aspetti della nostra vita la nostra libertà è costantemente minata?
Jap: Penso che l’orgoglio smisurato di noi individui ci porta dall’essere lontani dalle questioni che concernono l’amore, la fedeltà, il rispetto per noi stessi e per gli altri, la fiducia e appunto la libertà. Essa è come la dignità: un valore prezioso che per nessuna ragione al mondo dovremmo trascurare anche se costantemente minato.
Paggio: Viviamo in una società che definisco dopata, dove il consumismo e il capitalismo per sopravvivere ci fanno credere che siamo tutti uguali e che tutti possiamo avere o essere tutto se lo vogliamo, quando invece non è così. Siamo prigionieri di tv e social, pensiamo di avere pochi doveri ma tanti diritti, si cercano soldi facili anche se sappiamo che non esistono, crediamo a tutto quello che è incredibile e invece non sappiamo accettare la dura realtà, scegliamo sempre la strada più corta e più facile perché pensiamo di non avere il tempo di fare quella più lunga e difficile.

Se, invece, portiamo tutto nel discorso discografico?
Jap: Nel discorso discografico spesso gli artisti hanno paura di fare il cosiddetto Patto Col Diavolo. Purtroppo, il solo talento non basta, ne abbiamo la prova tutti i giorni. Molti cantanti senza funk nel cuore te li ritrovi ad ascoltare in radio ogni 30 minuti. Di bravi artisti in realtà ce ne sono molti e poco noti ma come dicevo prima hanno timore che una firma su un contratto possa snaturare le loro abilità.
Paggio: Un contratto discografico può rivelarsi come avere un paio di manette, da una parte ti dà visibilità e magari qualche soldo ma dall’altra sei obbligato a fare e dire quello che ti viene suggerito.

La domanda è complessa, ma vale la pena farvela. È la società ad essere cambiata? O siamo noi ad aver imposto alla società di cambiare se parliamo di libertà e convenzioni?
Jap: Innanzitutto vorrei precisare che l’uomo moderno si sta adeguando al cambiamento; siamo sempre occupati a svolgere qualsiasi tipo di attività e siamo diventati multitasking. Pretendiamo di compiere più azioni contemporaneamente non godendoci più il momento, l’attimo e senza più avere il tempo di guardare il cielo. Il progresso avanza sempre più velocemente impartendo delle convenzioni assurde: o sei dentro lo schema o sei fuori dal mondo. Noi con la nostra musica abbiamo sempre trovato un buon compromesso per non venire risucchiati da questo disagio sociale.
Paggio: La musica che facciamo è spesso la chiave che ci permette di toglierci quelle manette che la società di oggi ci impone. Per questo posso confermarti con certezza che Jap e Paggio non sono cambiati ma sono maturati e hanno imparato a sopravvivere in questa giungla di musica fast food. Siamo fuori mercato e fuori tempo ma ci divertiamo ancora tantissimo perché nessuno ci dice come dobbiamo essere e cosa dobbiamo fare. Attenzione però, non vuol dire che non ci sentirete in contesti musicali per noi inusuali, maturare ci ha portato anche ad esperienze che una volta avremmo ritenuto impossibili (allerta spoiler).

Voi venite da un periodo storico in cui le cose erano molto diverse. Come reagite nei confronti di quella parte di vostra generazione che si è piegata al sistema di oggi? Non parlo solo di musica.
Jap: Io personalmente non me ne curo o meglio, penso che ognuno faccia le proprie scelte. Noi da parte nostra abbiamo un’arma in più che si chiama resilienza. Nei momenti più critici troviamo sempre le soluzioni, ci miglioriamo e sappiamo gestire al meglio le difficoltà. Molti della nostra generazione invece hanno buttato la loro vita nel cesso dando colpa a dei pseudo fallimenti che sono serviti solamente a giustificare i loro piagnistei.
Paggio: Chi è senza peccato scagli la prima pietra! … sono finiti quei tempi, almeno per quanto mi riguarda.

Torniamo a voi. Cosa avete fatto singolarmente negli ultimi anni?
Jap: Io nel 2016 sono uscito con un disco da solista dal titolo ‘Hate&Love’ e nel 2022 ho realizzato un album con Flesha: ‘Longevity’. Non mi sono mai fermato musicalmente parlando e in quest’ultimo anno ho fatto uscire anche alcuni singoli assieme a DJ Berthony e ad alcune nuove leve di Verona City quali Numb, Slowletti ed Elaine Suarez.
Paggio: Sono diventato papà di uno splendido bambino che adesso ha cinque anni e Jap ne è il padrino, questo mi ha preso molto e dal punto di vista musicale mi ha sì ispirato, ma mi ha anche tolto tempo ed energie. Ho comunque continuato a collaborare con Jap, Flesha e i “Bootay” di V.City, anche se non come prima.

Il fatto di esservi riuniti oggi ha un significato particolare? Volete dare un messaggio?
Jap: Io e Paggio siamo sempre stati due fratelli e amici legati prima emotivamente e poi dal Rap. Vogliamo comunicare a tutti i nostri sostenitori e a tutte le nostre sostenitrici che nella testa abbiamo ancora grandi piani e nuova musica da proporre!

Manette è il vostro nuovo singolo. Riferendoci ai discorsi fatti sopra, voi, come uomini, come artisti, come cercate di liberarvi ogni giorno? Cosa fate per essere diversi dagli altri?
Jap: Io credo di aver trovato il giusto equilibrio nella vita ed in ogni cosa che faccio, chi mi conosce lo sa. Positivity is the key come dice Capstan nella sua strofa ed è questo che mi rende diverso dagli altri. Ho iniziato a liberarmi del superfluo ed è risultato importante per conoscere me stesso, ascoltarmi e diventare consapevole dei miei mezzi. La mia filosofia è: occorre fare spazio e liberarmi di ciò che mi appesantisce.
Paggio: Io non vorrei essere scambiato per un artista, come dico sempre ai miei amici di V. City schiaccio solo dei bottoni sulla Maschine e metto in sequenza dei quadratini colorati, questo è! Gli artisti sono altri e non ho nemmeno voglia di essere chiamato così perché sono il primo a sapere di non esserlo. Io mi libero ogni volta che accendo il mio impianto per fare beat, ogni volta che ad un mercatino dell’antiquariato trovo uno stand di vinili usati, ogni volta che incontro Jap e ci abbracciamo come farebbero due fratelli di sangue, ogni volta che vedo mio figlio e la mia compagna: questi momenti sono il mio porto sicuro quando là fuori il lago (di Garda) è in tempesta. Come diceva il buon vecchio Frankie: faccio la mia cosa nella casa e questo mi basta per essere quello che sono senza pensare ad essere diverso dagli altri.

Se vi offrissero la possibilità di sfondare con il rap, ma vi chiedessero di omologarvi a quello che offre il mercato oggi, accettereste? Sareste tentati?
Jap & Paggio: In realtà a questo punto della nostra carriera lo potremmo anche fare anche perché il mercato di oggi non è tutto da buttare via. Ci sono dei pezzi più dance, per esempio, che non sono niente male e che ti fanno muovere la testa. Potremmo mescolare il nostro sound con qualcosa di più elettronico, perché no!

Limitare la propria libertà, adeguarsi al sistema, ammanettarsi per piacere o per non essere diversi. Avete mai pensato a quanto faccia male ai giovani e cosa comporti se parla poi di malattie mentali?
Jap & Paggio: Non fa male, fa malissimo!! Limitare la propria libertà crea solitudine; l’adeguamento al sistema crea disagio; il non voler essere diversi causa incertezze sul futuro e così via… Se poi parliamo di genere e generazioni il divario è molto marcato.

Domanda conclusiva. Dove sarete fra 10 anni?
Jap & Paggio: Tra dieci anni saremo qui a rileggere questa intervista pensando: ebbene sì, l’abbiamo fatto!

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