Murubutu si racconta dopo il sold out del tour primaverile e l’uscita del nuovo singolo “Daimon”

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Dopo il sold out del tour primaverile di Murubutu per la presentazione del disco Storie d’amore con pioggia e altri racconti di rovesci e temporali, l’artista torna con un nuovo singolo “Daimon” ufficializzando la pubblicazione di una versione deluxe in vinile contenente il nuovo brano e altri inediti. Sulla produzione di Bizzarri, uno dei maggiori produttori reggae italiani, il nuovo singolo vanta la collaborazione della corista Hemper Elisa (Living Harmony/Lion D) e del talentuoso trombettista jazz Gabriele Polimeni. In questa intervista abbiamo approfondito qualche aspetto di questa nuova uscita, ed abbiamo trovato il tempo anche per fare un bilancio della prima parte del tour.

Da pochi giorni è uscito il tuo nuovo singolo, “Daimon”. Di cosa parla questo brano?
Il mio nuovo singolo “Daimon” prende ispirazione dal mito di “Er“ di Platone. Le anime, nell’iperuranio, prima di reincarnarsi all’interno di un corpo scelgono il proprio destino e viene affidato loro un Daimon che si occupa del fatto che questo destino si avveri. Ma se un’anima innamorata di un’altra decidesse di seguirla per tutta la vita nel ciclo dei vari livelli di reincarnazione, allora probabilmente il Daimon farebbe sì che tutto ciò si avveri.

Mi incuriosisce la copertina. 
L’illustrazione del nuovo singolo “Daimon” è ad opera di Martina Momusso con cui ho già collaborato in altre occasioni come ad esempio in “Temporale” (uscito l’anno scorso) e nella pubblicazione del mixtape La Penna e il Grammofono. Martina è un’illustratrice molto simbolica e iconica. A me piace molto perché riesce a cogliere subito l’anima dei pezzi che voglio rappresentare. In questo caso, come in “Temporale”, c’è la testa di una donna che rappresenta l’anima all’interno della quale si sviluppa il suo destino rappresentata anche dall’amore nei confronti di un’altra anima e soprattutto ci sono queste due scie, che sembrano pioggia, ma in realtà sono anime che volano e che stanno volando affiancate dall’iperuranio all’interno dei corpi, come a segnarne un’unione indissolubile.

Chi è il tuo Daimon? Chi o cosa ti guida?
Dunque, questa è una bellissima domanda. Qual è il mio Daimon? In realtà non ne ho idea. Io sono affascinato dalla filosofia e dalle filosofie sul destino però io rimango fondamentalmente un democriteo e quindi penso sostanzialmente che ciò che avviene sia in buona parte casuale. Democrito affermava che il destino è più causale, però allo stesso modo affermava che nasceva dalla combinazione degli atomi e di conseguenza anche io penso che nasca dalla combinazione degli atomi e non ci sia qualcosa di già scritto.

Questo brano lo ha prodotto Bizzarri. Come è nata la vostra collaborazione?
Sì, il brano è prodotto da Bizzarri che è un grandissimo produttore reggae italiano con collaborazioni anche a livello internazionale. Era già tanto che volevo collaborare con lui, lo avevo già contattato per l’album ma non siamo riusciti a concludere. Dopo il pezzo “Nuvole” insieme a Lion D che ha spesso produzioni di Bizzarri, ero fortemente intenzionato a produrre un singolo con sonorità reggae e volevo proprio farlo con lui. È nata quindi questa collaborazione e il risultato, a mio avviso, è molto soddisfacente e sicuramente ce ne saranno molte altre.

Questo singolo insieme ad altri farà parte di una versione deluxe del disco Storie d’amore con pioggia e altri racconti di rovesci e temporali che sarà disponibile in vinile. Come mai l’esigenza o la scelta di una seconda versione rispetto alla prima? Te lo chiedo perché è molto soleggiata l’atmosfera di Dailom rispetto al resto.
All’interno della versione Deluxe confluiranno tre brani: uno è “Daimon” e gli altri sono due inediti. In realtà, come dicevo prima, questo singolo ha un’atmosfera solare, ma anche “Nuvole” è abbastanza solare e reggaeggiante quindi diciamo che è in linea con questo tipo di sonorità. Gli altri due brani sono stati sviluppati successivamente perché avevo ancora qualcosa da dire circa la pioggia e tra questi, secondo me, c’è anche un brano che forse dal punto di vista della scrittura è quello mi ha dato più soddisfazione rispetto proprio al concept della pioggia.

Il tuo tour sta avendo un successo grandioso. Come prepari di solito il tuo show? Come ti sei organizzato questa volta per scaletta, strumentazione, chi ti accompagna?
Sì, il tour sta andando bene, ne sono molto contento anche perché in questo periodo stanno suonando tantissimi artisti e quindi non è sempre facile avere delle grandi affluenze. Il mio pubblico ha risposto in modo decisamente generoso e si sono aggiunti dei nuovi ascoltatori, persone incuriosite dalla mia musica e mi fa molto piacere. Il live è nuovo, nel senso che in scaletta ci sono pezzi dell’ultimo album e pezzi degli album più vecchi ma sono stati tutti riarrangiati con una band che vanta diversi elementi: Antonio Delga al basso, Giulio Vetrone alla chitarra, Stefano Castagnetti Ableton alle macchine, Diana Ghebrerul alla voce e i cori e Gabriele Polimeni alla tromba e al flicorno, che connota i pezzi con una curvatura decisamente jazz.

Ci sono differenze fra i live di oggi rispetto al periodo pre-pandemia?
Rispetto ai live pre-pandemia c’è tantissimo entusiasmo. Non che prima non ci fosse ma le persone, anche quando abbiamo cominciato il tour in primavera durante i primi live post-pandemia, mostrano proprio una voglia incredibile di stare insieme, di emozionarsi e di partecipare. Ci siamo trovati di fronte a un pubblico decisamente tanto generoso e volenteroso, che ci ha dato tantissimo amore e soprattutto che ci ha emozionato tantissimo. Ecco, era molto palpabile l’emozione tra gli artisti e il pubblico.

Per l’uscita del disco non ho avuto il piacere di parlare con te. Avrei voluto chiederti che tipo di feedback ti aspettavi. Visto che è passato un po’, ti chiedo invece se sei contento tu del feedback avuto o se ti aspettavi qualcosa di diverso.
Sì, sono decisamente contento del feedback che ho avuto perché l’album è stato recepito bene e in più ambienti, sia quelli più hip hop, sia in quelli più trasversali e anche in quegli ambienti che valutano soprattutto i testi e lo storytelling. Sono decisamente soddisfatto, anche per come il pubblico, il mio pubblico in particolare, ha accettato l’evoluzione e la contaminazione con nuove sonorità e, in generale, un nuovo approccio al cantato. Spesso il pubblico strettaente hip hop è giudicante rispetto all’evoluzione e ai cambiamenti, io invece penso di  essere stato valutato positivamente in generale.

Considerando il ruolo culturale che l’Hip Hop (ma anche la musica in generale!) dovrebbe avere, come insegnante di Filosofia e Storia, quali sono i libri che un rapper dovrebbe leggere prima di decidere di pubblicare i propri pezzi?
Mah, guarda, io non ho libri da consigliare ai rapper. Ci mancherebbe altro. Ognuno legge quello che sente più vicino e nessuno è vincolato a dover dare per forza dei messaggi di tipo didattico, educativo e culturale. Quello che faccio io è leggere molto e cercare di dare tanti consigli di lettura anche ai miei ascoltatori, cosa che faccio in modo indiretto all’interno dei brani e in modo diretto invece all’interno dei concerti in cui consiglio sempre più romanzi o più saggi a chi viene ai concerti.  Spesso mi contattano per messaggio per avere chiarimenti, quindi, vuol dire che vengono recepiti. Grazie mille per la pazienza e per la disponibilità e un abbraccio a tutta la redazione di Moodmagazine.

 

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