Sigma The Voice è il nome d’arte di Elisa Rovelli, brianzola classe 1986, artista eclettica e poliedrica, con contaminazioni infinite e che non ha paura di rinchiudersi in una determinata zona di comfort, anzi, cerca sempre di portare fuori qualcosa di diverso e migliore. Nell’intervista che segue ci racconta chi è, il suo rapporto con la musica, la sua etichetta discografica e molto altro.
Ciao Elisa, immagino che ti sei avvicinata al rap in maniera molto naturale, un po’ come tutti, con i dischi e gli ascolti da giovanissima. Ma ti ricordi il passaggio da ascoltatrice al “provarci”? Quando ti sei resa conto che volevi e soprattutto potevi farlo?
Canto da sempre. Ho rappato un sacco quando ero alle medie ed ero piuttosto brava ma non mi sono mai piaciuti i bboys di zona, erano spocchiosi e non sono mai riuscita a legare, portavo avanti le cose da me. Non mi sembra molto diverso da ora (sorride n.d.r.).
Da adolescente ho avuto un gruppo hc “Unpleasant Nature”, qualche palco, belle situazioni diverse tra loro che mi hanno fatto crescere musicalmente riuscendo ad apprezzare la diversità dei generi e la peculiarità attitudinale di alcuni artisti che ho incrociato sul mio cammino. Successivamente ho smesso poiché i sintomi del parkinson mi hanno bloccato la vita in generale. A 26 anni, circa 8 anni fa, ho cominciato ad avere seri problemi nel parlare correttamente: sbiascicavo. Ho imparato ad ascoltarmi, da dentro, anche in silenzio. Se i sintomi motori non sono curabili alcuni degli altri sintomi non motori come la difficoltà nell’articolare le parole sono comunque affrontabili.
Fu allora che cominciai il mio percorso: ogni giorno mi esercitavo per ore, ci ho messo circa due anni per recuperare una normale dizione, autosettando sessioni di logopedia basate sulle mie passioni e naturali capacità, sempre attraverso strumentali hip hop perché mi facilitavano la “messa in onda” dei dei pensieri e le parole uscivano quasi magicamente.
Ho cominciato imparando a memoria canzoni rap che mi piacevano, poi ho cominciato a scrivere miei pezzi, arrivata a una ventina di pezzi decenti, ne ho scartati una quindicina. Ho preso il primo dei cinque salvati e l’ho imparato a memoria. Continuando così, l’anno successivo avevo in mano una marea di pezzi validi e ho cominciato a cercare le prime collaborazioni.
Non ho più smesso e nel tempo sono riuscita a costruire una rete d’eccellenza tra rapper, cantanti, producer, grafici e artisti che, a seconda delle idee, riesco a mettere insieme per creare il “prodotto” che ho in testa. La prossima canzone si chiamerà “Come Paola Zukar” sottotitolo: ma senza i soldi. (ride nd.r.)
Ti conosco personalmente, alla luce anche di quello che hai appena raccontato sei un grande esempio del non arrendersi mai: quanto conta oggi la tenacia e la costanza in questo mondo di lupi?
Il nostro intento principale è quello di rappresentare noi due in quanto artisti e quindi mi spiace deludere le tue aspettative ma siamo proprio una di quelle decine di etichette che ogni anno nascono con quella idea lì, con la peculiarità che i nostri suoni sono completamente originali rispetto alla moltitudine di quello che ci vogliono volere vendere come qualcosa di alternativo.
Come scegliete gli artisti con i quali lavorare? Stima, affinità musicale, eccetera..
Sono vari i progetti in uscita e altri in via di sviluppo, il criterio nella selezione degli artisti è affinità intellettuale e musicale e originalità. Possiamo fare poche cose alla volta perché siamo dei disabili squattrinati e ci sveniamo ad ogni pubblicazione, ma ci siamo. A breve il mio Loveskills Ep di 4 tracce, anticipato dal singolo in esclusiva Lose Myself uscito il 2 aprile.
Il progetto di sole artiste femminili “10 ragazze” che sta prendendo forma, il primo volume di canzoni uscirà entro l’anno. Ci siamo io, Tebra, Sutta Subbra, LAMADONNA, MCCaridi e tante altre.
Nuovi artisti che produrremo in esclusiva Wundawa e Black Felpa. Party Monster di Adria è stato registrato e ultimato.
Puoi descriverti in tre parole?
Bella brava e simpatica?
Geniale, eclettica, umile.
A me non piacciono i personaggi costruiti a tavolino, quelli con dietro poca passione ed una eccessiva dose di promozione. Come vedi le tue colleghe? Ti piace qualcuna?
Mi piaccio io, mi piaceva Loop Loona, mi piacciono tante cose che sento in ogni rapper donna che sento perché ognuna è originale a suo modo. Nel mainstream italiano mi piacciono Margherita Vicario e Mara Sattei, che non definirei rapper ma artiste musicalmente incisive, nel cosiddetto underground ci sono la storica Vaitea, Analogical Moody (Ancona), Rosa White (Roma), Sutta Subbra (Lecce), Tebra (Como) e tante altre che sto cercando di mettere insieme per il progetto “10 ragazze”
Ultima domanda: questa pandemia e in generale questo blocco dovuto al lockdown come ha influito sui tuoi piani? C’è stato un rallentamento o è stata un’occasione per pensare con calma ai prossimi step?
La pandemia ci ha messo i bastoni tra le ruote ma continuiamo ad andare avanti.