Deiv: la musica non è competizione

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Parto subito con la domanda che magari interessa di più: sei il primo artista che esce dalla neonata factory di Salmo, anzi diciamo che inauguri questa label che si occuperà a 360 gradi di tutto ciò che concerne la creatività in questo ambito. E l’ho messa giù molto semplicemente. Comunque sia, una bella responsabilità, non credi?
Da un grande potere derivano grandi responsabilità, no? Citazioni a parte, penso di aver avuto una possibilità molto grande a essere il primo artista dell’etichetta di Salmo che, al di fuori della nostra amicizia, lo reputo un grande artista e allo stesso tempo una delle poche persone che poteva capire a pieno la mia visione musicale. Devo molto a lui e ai ragazzi del team LBNSK360: quasi in silenzio abbiamo piantato tanti piccoli semi da quando abbiamo iniziato l’anno scorso e non vedo l’ora di iniziare il raccolto appena passerà questa surreale situazione.

Hai un background che nasce dal punk, ed in questo ci vedo molte attinenze con Salmo, oltre che lo stesso luogo di nascita. Immagino che le analogie poi finiscano qui; come è andato avanti il tuo percorso musicale? Non sei propriamente un rapper ma in quello che ho ascoltato ci sono anche echi di rap…
Ai tempi a Olbia regnavano il punk e il metal. Erano i primi anni duemila quando ho iniziato a suonare con la mia primissima band punk, Mauri invece faceva rap metal con gli SKASICO  e già da lì sentivo i tre cantanti di quella band fare qualcosa di diverso in quel periodo. Dopo qualche anno inizio a interessarmi alla wave crossover, vado fuori di testa per Fred Durst, per l’album CHOCOLATE STARFISH AND THE HOT DOG FLAVOURED WATER dei Limp Bizkit e THE BATTLE OF LOS ANGELES dei RATM.  Da lì a poco finisco a stringere amicizia con Mauri e a sentire per la prima volta del rap italiano. Erano i suoi primi dischi da solista: SOTTO PELLE e MR.ANTIPATIA. Ecco spiegati gli echi di cui parlavi.

Il tuo nuovo “cammino” è nato ufficialmente la scorsa estate, sei partito con questi singoli molto diversi fra loro come approccio compositivo; si, so che i pezzi non sono firmati dallo stesso produttore, ma più che altro parlavo di una sorta di sperimentazione che pervade ogni brano e soprattutto di una tua voglia di lavorare su più generi. Come lavori in studio?
Hai detto bene. Sperimentare per me è molto importante. Evadere da una routine anche nella composizione è essenziale. Mi reputo un cantante versatile grazie alle esperienze passate in diverse band suonando diversi generi, mi piace far sentire ogni sfumatura della mia voce e dare alle persone un assaggio di tutto quello che ho acquisito negli anni. In studio sono alla continua ricerca dell’unicità e non della perfezione, quando compongo e quando registro penso molto al live, mi proietto già dentro la mia testa su un palco con il pubblico davanti cantando quel ritornello o suonando quello specifico riff di chitarra. Se mi convince da subito lì dentro, per me è già perfetto, se no scarto e inizio da capo.
Comunque ormai non esiste più un genere che detta un tempo, una era, siamo in continua evoluzione ogni giorno e bisogna essere bravi a evolversi costantemente. La ricerca e la sperimentazione è l’unica salvezza oggi.

Hai vissuto a Londra diverso tempo, per poi ritornare in Italia: le principali differenze fra i due paesi in termini di opportunità?
Guarda, forse non sono la persona giusta a parlare di differenze tra i vari Paesi, dei pro e dei contro, chi è meglio di chi ecc ecc.. penso fortemente che non importa dove sei per avere delle opportunità o quante ne puoi avere, ma quello che più importa è come agisci, quanto sei disposto a dare e a sacrificare per quello in cui credi, in quel preciso istante, dovunque ti trovi. La differenza sta dentro ognuno di noi e prende vita in tutte le nostre azioni quotidiane. Le opportunità non si creano da sole, bisogna proiettarle, bisogna crederci e infine prenderle e sfruttarle al massimo. Qui, ora, adesso. Ovunque tu sia.

Mi ha colpito molto “Povero”, per me il tuo pezzo migliore, c’è praticamente tutto quello mi piace ascoltare oggi, tenendo conto che morirò da radicale, puro e duro. Comunque sia, “povero con il sorriso”: nel 2021 può essere ancora possibile?
Se hai dei valori che pulsano ancora, sì. Ma purtroppo siamo ogni giorno divorati dal nulla e consumati da quell’insana voglia di farci guerra solo per un pugno di follower o di streaming (parlando in maniera spicciola della nuova società), o semplicemente per un briciolo di fama, sai, quei famosi 15 minuti di gloria. Molta  gente farebbe di tutto per avere quel momento.
Io negli anni mi son costruito una corazza contro tutto ciò, un guscio con dentro quelle poche cose che per me hanno un valore immenso ma agli occhi degli altri può sembrare il nulla.
Preferisco quindi non avere “niente” e godermelo invece di avere tutto e finire di perderlo. 

Ho visto Saturnino nella live session di TPS: come lo hai coinvolto?
È stato un colpo al cuore se ci ripenso. Ero appena arrivato a Milano da Londra con in tasca le mie prime bozze in italiano da iniziare a lavorare con la squadra. Avevamo a disposizione gli studi RCA nella sede di Sony e il secondo o il terzo giorno era il turno di TPS, ancora in fase embrionale. Ascoltando il provino, Mauri mi dice che ci serviva un bassista vero per eseguire quella linea di basso midi che già c’era nella prima demo. Io ovviamente stavo facendo il nome di alcuni amici bassisti che abbiamo in comune ma lui mi ferma subito e spara quel nome lì. Esce fuori dalla regia e lo chiama. 20 minuti dopo SATURNINO era lì. Boom! La magia che si è creata poi quel giorno in studio è stata una cosa indimenticabile.

Hai già 31 anni, quindi rispetto a ciò che si vede e si ascolta oggi non sei di primo pelo. E non parlo solo dell’eta media degli artisti odierni. Ormai sembra un panorama “usa e getta”, lo testimoniano anche gli artisti (e di conseguenza gli  album) che scompaiono nel giro di qualche mese. Cosa pensi di offrire come valore aggiunto rispetto a quello che gira?
Per molti l’età puo’ essere un handicap. Io mi reputo fortunato invece a esser arrivato a iniziare questo nuovo cammino a quest’età, sia per aver fatto tanta gavetta e sia per tutta l’esperienza acquisita negli anni tra live, studi, prove, episodi all’estero ecc.  Alla musica non importa quanti anni hai, le importa come la fai. Mi sento molto più consapevole oggi e pronto a dare tutto me stesso per la musica e alle persone. Non faccio questo per denaro né per la fama. Lo faccio per pura esigenza. Sento che c’è una ragione profonda. La musica non è competizione. È un atto d’amore. È come una missione. E già questo penso sia quel valore aggiunto che al giorno d’oggi è difficile trovare.

Una domanda che potrebbe essere un riempitivo ma che in realtà alla luce della precedente e di quello che ci siamo detto non lo è: cosa stai ascoltando ora? Vecchio o nuovo?
E’ da un po’ di tempo che sono in fissa con i NOTHING BUT THIEVES… la verità è che sono un incurabile romantico e ultimamente quello che sto ascoltando è Grace di JEFF BUCKLEY , l’album LIVE del 1971 di DONNY HATHAWAY, LED ZEPPELIN e DOORS per citarne alcuni. Di “nuovo “ ascolto poco, forse anche per il timore di farmi condizionare e di arrivare a risultare simile in qualche modo. Ah, e ho anche l’ansia da New Music Friday. Aiuto. 

Per ora solo singoli: ci sarà qualcosa in futuro che raccoglierà tutto o questa è la tua strada per ora?
A questa domanda aggiungerei altri due o tre punti di domanda e lascerei rispondere al tempo.

Ho riletto l’introduzione su IG di Salmo quando ti ha presentato, non la riporto qui ma per chi ancora non l’abbia letta e vuole farlo la trova sul suo account social. Io sono abituato ai proclami dei rapper che ogni due post ci ricordano con noncuranza studiata che “si prenderanno il mondo”. Ma puntualmente…. Per farla breve: se non dovesse andare, sei pronto a tornare a fare le piadine a Camden Town?
Assolutamente. Ho sempre lavorato nella vita, ho fatto tanti lavori e non sto qui a elencarteli, e ti dico che non mi spaventa affatto l’idea tornare a fare piadine a Camden o di finire di nuovo a fare qualsiasi altro lavoro chissà dove. Reputo di avere i piedi ben saldi a terra, non ho tante aspettative se non lavorare duro per raggiungere i miei obiettivi passo dopo passo, come ho sempre fatto… un piccolo passo alla volta per arrivare a un grande traguardo.

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