Robin Loop è attivo dai primi anni duemila, prima con i Dodici Hertz, poi “solo”. Non ha mai smesso di fare musica, lo testimoniano l’elenco (arido) dei 5 dischi prodotti in questi quattordici anni di carriera solista: si parte da Rebus (2006), si prosegue con Loop (2011), passando per Afasia Nominum (2016), (anche in vinile) e Bosco Verticale (2019). Ora è il turno di Pareto, 5 tracce senza materia, ma anche senza spazio, prendendo in prestito le parole dell’autore.
In un mondo scandito da rotonde, popolato da non morti che affollano sale slot e all you can eat e si spostano solo su automobili in cemento, in un mondo in cui la truffa è l’anima del commercio e il commercio è l’anima di qualsiasi cosa Robin Loop descrive il fastidio di trovarsi sempre in minoranza. Il racconto diventa elenco, la trama è una metafora ma anche una chimera.
“Possiamo immaginare un mondo senza colori, senza materia, anche senza spazio, ma è difficile immaginarlo senza tempo. Ma allora da dove nasce la vivida esperienza dello scorrere del tempo? L’indicazione per rispondere viene dallo stretto legame fra il tempo e il calore, dal fatto che solo quando ci sia flusso di calore il passato e il futuro sono diversi.”
In copertina una rappresentazione dello spaziotempo non deformata.