La recensione di Rodney Mullen di Sandro Su

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Si sta parlando ormai da qualche settimana di “Rodney Mullen”, il sesto disco ufficiale di Sandro Su fuori per Glory Hole Records. Disponibile sui più noti store digitali contiene appena otto tracce e, a parte qualche estratto, é stato interamente arrangiato dallo stesso artista.

Non mi sembra corretto fingere di essere un’esperta conoscitrice della sua discografia. Di Sadro Su, negli anni, ho apprezzato molti brani, ho notato la carica esplosiva e l’abilità nel gestire il palco. Ma non é, purtroppo, uno degli esponenti della scena che seguo più assiduamente. Non posso fare confronti concreti fra questo o gli altri dischi improvvisandomi tuttologa. Come ho detto … gli mancherei di rispetto.

Quello che posso dire é che sicuramente “Rodney Mullen” mi ha fatto venire una gran voglia di ri-scoprire Sandro Su e i meccanismi con cui é arrivato fino a qui. Inoltre, mi sento di dire che questo album é probabilmente uno fra i più belli usciti negli ultimi mesi. Potrei perfino consigliarlo a tutti. Ma sbaglierei.

Questo disco é per cultori. Per chi apprezza il genuino. Per chi colleziona opere d’arte in rima. Un disco per pochi nonostante sia estremamente fruibile e scorrevole. Per carità …. lo possono ascoltare tutti. E sono certa che tutti impazzirebbero per il ritmo, per il funk e per la sua voce. Ma credo che davvero in pochi capirebbero la straordinarietà dietro a questo lavoro.

Guardate la copertina del disco. Lo stile di Sandro é già qui. Incisività, acutezza, una metrica perfetta in cui concetti e colpi di scena sono perfettamente incasellati. I temi sono personali e intrecciano il vivere quotidiano a pensieri, stati d’animo ed esperienze. Non é il disco di un ragazzino. Si sente maturità stilistica, linguistica e soprattutto una preparazione alla vita che non può ingannare sul dato anagrafico.

Il disco é storico e cinematografico. Il video di “Gnente”, uscito qualche settimana prima della release, rappresenta appieno il concept del disco. Basta guardare le immagini e unirle al sound per comprendere come l’arte (il rap) viene riqualificata diramandosi su nuove strade e nuovi modi di essere usata e concepita.

Personalmente reputo questo disco da 110 e lode. Brani come “Impopolari”,”Scimmie” e “Sto Brutto” meriterebbero un videoclip a parte. Speriamo ne arrivi almeno uno ….

 

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