Tenebra è la notte. Il viaggio tormentato e ineluttabile di Murubutu.

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“Tenebra è la notte, e altri racconti di buio e crepuscoli” è il terzo concept album di Murubutu, al secolo Alessio Mariani.
Prodotto per Mandibola records / Glory Hole Records, l’album presenta un nuovo elemento naturale come struttura portante: dopo il mare e il vento, è ora il turno della notte. L’artista si riconferma così essere uno straordinario paesaggista del rap.
La notte fa da sfondo al vero denominatore dei testi di Murubutu: la sofferenza umana.
Tenebra è la notte ambienta ogni suo brano dopo il crepuscolo.
All’interno dell’album la notte viene declinata in tutte le sue anime e ci porta in luoghi lontanissimi tra loro, da canzone a canzone. Caratteristica prima della notte è difatti la sua incomprensibilità: la notte terrorizza, ma allo stesso tempo affascina, mutando fortemente i connotati di ciò che ci circonda. L’arrivo delle tenebre scombussola le coordinate umane, rendendo possibili cose che alla luce del sole non sarebbero nemmeno immaginabili.
Il buio rappresenta la dimensione in cui l’uomo perde ogni sua certezza, ma contemporaneamente è anche il luogo dove nasce l’ispirazione di chi non trova la propria geometria durante il giorno.
L’album ispira il suo titolo al romanzo di Scott Fitzgerald, ma lo scrittore statunitense appare solo come uno dei tanti letterati citati direttamente o tramite tematiche specifiche all’interno del disco.
Kafka, Dostoevskij, Ishiguro, Lauenstein, Wordsworth sono solo alcune delle ispirazioni culturali e musicali dei rap-conti che si susseguono nell’album.
Il punto forte dell’album, così come dell’intera produzione artistica di Murubutu, è il lessico e la ricchezza dei testi. Vi è una ricerca accurata della parola, uno studio meticoloso del linguaggio, che sfocia in un lessico ampio, a volte desueto per il giorno d’oggi.
Possiamo infatti godere di una prelibatezza culturale affascinante, capace di creare stimoli e curiosità nel conoscere e nell’approfondire, alle orecchie degli ascoltatori. I brani proposti uniscono a sonorità classiche un linguaggio desueto e selezionato, un contraltare dello slang oggi tanto utilizzato nella scena. Questo fa si che la musica possa apparire elitaria, per pochi, anche se non vorrebbe in realtà esserlo: il rap di Murubutu non appare però arrogante, e l’intenzione è quella di favorire l’emancipazione e la veicolazione di concetti a un pubblico sempre più ampio.
Il tentativo è quello produrre un modello diverso da quello abituale, anche a livello educativo, con un linguaggio differente, per risultare diverso, non migliore.
In questa ottica il rap appare come un mezzo, non un fine. Un mezzo potente, utile per raccontare storie o contenuti importanti, che viene utilizzato dall’artista al massimo delle sue potenzialità non limitandosi ai soliti 4/5 macro argomenti che solitamente caratterizzano la scena del rap attuale.
Il viaggio voluto dall’artista tra storia, mito, letteratura e astronomia, non sarebbe possibile senza produzioni e collaborazioni di altissimo livello di cui l’album può vantare. Le produzioni infatti sono affidate a figure di spicco nella scena hip-hop nazionale, e possiamo riscontrare la presenza del Tenente, Dj West, Swelto, Dj Fastcut, XxX-Fila, oltre che al solito Dj T-Robb, storico accompagnatore del rapper emiliano.
Tra le collaborazioni troviamo artisti “aspettati” che si amalgamano con altri che stupiscono ma allo stesso tempo arricchiscono  culturalmente l’album. (Come se ce ne fosse bisogno).
Claver Gold, grande amico a prescindere dalla musica, insieme alla voce femminile di Dia e alla compagnia La Kattiveria, sono gli artisti che avevano già collaborato con Murubutu nei precedenti album. A questi si affiancano Caparezza (in Wordsworth), Mezzosangue (L’uomo senza sonno),  Dutch Nazari e Willie Peyote (Occhiali da luna), continuando a marcare il tentativo di creare un percorso capace di comunicare un messaggio attraverso la propria musica.
Nella sua interezza l’album appare come un modo di fare luce nelle tenebre dei nostri fantasmi.
Fantasmi che si riscontrano in primis nella modernità in cui viviamo: la notte della nostra ignoranza, in una società sempre più standardizzata e generalista, viene curata con il lavoro, lo studio, la cultura.
“Tenebra è la notte” è un disco capace di restituire emozioni e contenuti all’ascoltatore che nella misura in cui quest’ultimo si mette all’ascolto ed è disposto ad aprirsi ad esperienze e racconti nuovi, spesso lontani dagli orizzonti delle produzioni dello stesso genere.

 

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