Zampa, Stan e Budo – VC Superstar

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E’ la legge del branco. C’è chi resta chi se ne va, chi si perde per strada e chi rimane in piedi, nell’oscurità pronto a far sentire la sua voce anche dopo lunghi periodi bui.

La saga del lupo solitario aka Mr. Zampini riparte da qui, da questo nuovo mixtape VC Superstar. In questo nuovo viaggio full lenght made in Verona però, Zampa non è solo e ritrova il supporto di amici come Stan e Budo. L’osteria lirica è lontana ormai come dice lo stesso Zampa (“a chi mi chiede dov’è Jap, rispondo che non so dov’è Jap…”), i viaggi negativi, le paranoie da affogare nell’alcol, sono sempre dietro l’angolo ed i butei cercano di scacciarli come hanno sempre fatto: con il rap a braccio. Rime dirette che raccontano il mondo di un branco appunto, quello che si muove tra le pieghe di una città italiana amata dai suoi “fioi”. Sempre bello ritrovare Zampa e compari, sentirli raccontarsi. D’altra parte l’all star team, come ogni squadra che si rispetti, trae ispirazione dal loro leader e Zampa è uno di quelli da cui puoi solo imparare: solito flow stilosissimo, solito impegno in ogni rima. Stan e Budo lo sanno e cercano di trarne gli insegnamenti del caso e quindi interpretare il rap come attitudine, come stile di vita, come mezzo per uscire dalla monotonia della quotidianità, e se questo non porterà in alto poco male, il solo fare rap può comunque già tenerti lassù: tra quelli che si sentono bene per il semplice fatto di poter rappare quando e come vogliono. In fatto di approccio quindi tutto il team è sulla stessa lunghezza d’onda. Peccato che poi anche lo stile nel rappare, il flow ed i concetti espressi, contino pure loro parecchio nella valutazione totale del disco. Zampa come al solito promosso, ma i compari arrancano in più di qualche occasione… Di strada da fare ne hanno per raggiungere il capo branco e le cadute di tono sono parecchie, vedi le tracce totalmente rappate senza l’ausilio del fuoriclasse, come in E’ stato il fumo o Non lo sapranno mai. Per il resto VC Superstar è comunque un discreto mixtape: grezzo, come quelli di una volta. Certo, le basi non sono sempre state scelte in modo impeccabile (alcune troppo west coast mentre lo stile east classico meglio si adatterebbe al loro rapping) ma trattandosi di un mixtape appunto e non di un vero proprio album ufficiale, la questione passa maggiormente in secondo piano ed i criteri di valutazione sicuramente si addolciscono. Ciò che conta in questi casi, è avere un onesto tappeto sonoro su cui sfornare chili di rime e riscaldare i motori in attesa di un’uscita ufficiale.  Mi auguro di sentire presto parlare ancora dei “crazy veronesi”. (psycho@moodmagazine.org)

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