Riccardo Orlandi di Tannen Records: l’intervista

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Questa intervista a Riccardo Orlandi, CEO della Tannen Records, nasce essenzialmente dalla release di Sxm, ristampa ufficiale in vinile del capolavoro dei Sangue Misto, anno di grazia 1994. Una uscita che tanto ha fatto discutere semplici appassionati, collezionisti ed addetti ai lavori per le problematiche che ha riscontrato, tra ritardi nelle spedizioni, blocchi del server che gestiva gli ordini, pagamenti invalidati, ecc. Poi una serie di inenarrabili sventure ne hanno ritardato la pubblicazione perdendo inevitabilmente la freschezza del tutto e soprattutto l’immediatezza delle domande (e conseguenti risposte) che avevamo preparato. Ma non eravamo intenzionati a buttare nulla, e quindi eccola qua, a imperitura memoria. Ed è ancora tutto perfettamente a fuoco, check it!

Parto subito col botto, la ristampa del vinile di cui tutti parlano: “SxM”. Con quello che è successo, le critiche sui social, le problematiche riguardo al preorder, la falsa partenza, non hai mai avuto dubbi sul lavoro svolto? La classica riflessione del poi, “ma chi me l’ho fatto fare”, non ti ha mai sfiorato?
“SxM” era ed è la ristampa in vinile più desiderata in Italia. È un caso unico in tutta l’attuale discografia italiana. 3000 copie di cui 1000 con un packaging estremamente curato potrebbero sembrare una sciocchezza per molti ma sono frutto di un lavoro molto lungo e di un grosso investimento (all’inizio era praticamente impossibile fare di più). Ho voluto fare una versione numerata a mano come ho sempre fatto con tutte le uscite della collana “Vinili Doppia H”, con la differenza che non avevo mai stampato così tante copie per gli altri titoli, compresi quelli molto importanti e richiesti. Ho tenuto la notizia nascosta per più di un anno proprio perché ho dovuto starci dietro molto e, alla fine, con gli artisti e i miei collaboratori, abbiamo pensato che la cosa migliore fosse lavorare senza dire nulla e “sganciare la bomba” senza alcun preavviso. La risposta è andata oltre ogni aspettativa…Sinceramente non ho avuto alcun ripensamento anzi mi sento molto onorato di aver avuto il privilegio di curare una ristampa tanto desiderata. Mi dispiace solo che quando una cosa funziona è nella norma, nel senso che quasi nessuno della stragrande maggioranza dei soddisfatti va a commentare sui social (e non è che lo pretendo, figuriamoci), mentre le critiche, le polemiche, le illazioni e a volte le cattiverie scritte da chi non è riuscito a conquistare l’edizione limitata, hanno avuto molta eco. Che dire? Fa parte del gioco. Succede con tutte le “anomalie” di un settore.

Ho letto, e mi stai confermando, che stavi lavorando a questa uscita da un tempo particolarmente lungo, quali sono state le più grandi difficoltà nell’approcciarsi ad un progetto del genere, un disco che ha segnato più di una generazione?
I 3000 fortunati a essere riusciti ad accaparrarsi l’edizione limitata avranno sicuramente notato la cura che abbiamo messo nel glorificare un disco così importante per la cultura italiana. È stato un lavoro molto minuzioso. Giocare sulle copie limitate e sui colori dei vinili stimola la voglia del cliente di acquistare il prodotto il prima possibile dal sito eliminando dal processo di vendita le percentuali di guadagno del distributore e del negozio che vengono, quindi, reinvestite sul costo di produzione ottenendo dischi curatissimi in ogni dettaglio. Al solito con il lavoro delle ristampe i problemi più frequenti sono relativi alla reperibilità del materiale. Trovare le grafiche editabili, foto originali (ancora meglio se inedite) e qualsiasi materiale possa dare valore e prestigio alla ristampa. In questo caso è stato davvero difficile perché dei Sangue Misto c’è davvero poco materiale utilizzabile, pochissime foto soprattutto. Negli anni forse questa mancanza di materiale ha contribuito a dare fascino al disco.

Rimango sempre sul pezzo, prima di passare a qualcosa di più generale: ci sono dei dettagli che un appassionato dovrebbe sempre tenere a mente per capire la qualità di questa ristampa? La critica forse più forte è legata al prezzo della versione deluxe… averlo tra le mani e soprattutto ascoltarlo, è un’esperienza che ripaga di tutto?
Si, è un disco curatissimo su entrambi i livelli che caratterizzano un’edizione su vinile: tipografico e fonografico. Tipograficamente non ho badato a spese: carta lucida, grammatura significativa, interno gatefold stampato e moltissimi altri accorgimenti. Riguardo la riproducibilità sonora invece è stato sfruttato il metodo DMM ovvero l’audio è stato inciso direttamente nel metallo (rame) consentendo un miglioramento della precisione nei solchi prodotti. Un disco così seminale andava curato al meglio, la qualità si paga ma sfido chiunque possa toccare con mano il box deluxe ascoltando la qualità dell’audio di questa ristampa a lamentarne il prezzo.

Perché Tannen Records? È stata una tua felice intuizione legata a questo rinascimento culturale (passami il termine) o hai sempre frequentato questo mondo?
Tannen Records è nata con i primi stipendi del mio lavoro principale. Ho sempre gravitato nel circuito musicale underground legato al DIY e alle etichette indipendenti che hanno sempre mantenuto alta l’attenzione per il formato vinile come prodotto più solido e appagante per un vero appassionato. L’intuizione è stata osservare che in alcuni settori discografici fosse completamente assente il formato vinile. Ho anticipato il ritrovato interesse. Il basso numero di vendite aveva un duplice effetto, da una parte purtroppo non garantiva che il lavoro fosse ripagato (anzi) ma dall’altra parte era un lavoro così “suicida” che qualsiasi titolo mi venisse in mente di ristampare lo potevo fare perché alle major o a chiunque detenesse i diritti di quello specifico disco non interessava investire per un incerto ritorno economico. Ho anticipato così con contratti in tempi non sospetti accaparrandomi moltissimi titoli di dischi che hanno avuto un ruolo fondamentale nella cultura musicale italiana. Non sto parlando solo di hip hop.

Hai un impiego normale, ho letto che addirittura chiudi i contratti in ufficio…. come puoi far conciliare un lavoro “ordinario” con questa cosa che richiede un enorme impegno su tutti i fronti, ma soprattutto una intensa attività di “relazione”?
I contratti vengono chiusi nei bagni dell’ufficio, per l’esattezza. Le spedizioni vengono preparate la sera/notte. Le grafiche riadattate in pausa pranzo ecc. Purtroppo in Italia la legislazione fiscale non è per niente d’aiuto alle piccole e medie imprese, figuriamoci per quelle che hanno l’ambizione di vivere con prodotti legati all’arte e cultura. I vinili poi, sì, sono tornati, ma rimangono circoscritti in un mercato di nicchia. La musica è frenetica, il mercato è velocissimo, le persone non hanno il tempo di appassionarsi. Credo sia inevitabile avere un secondo lavoro che possa rendere il tutto possibile. Molti dischi comportano grossi anticipi d’investimento e questo è possibile solo grazie al fatto che non peso sul bilancio dell’azienda, avendo una mia seconda attività. Il divertimento e l’orgoglio di essere il responsabile della pubblicazione e glorificazione di dischi che hanno segnato la vita di molti miei coetanei connazionali è la spinta che mi porta a incontrare gli artisti nei giorni di ferie e a rispondere agli utenti che chiedono informazioni sulla spedizione dei loro dischi dalla panchina durante una partita di basket.

Quasi tutti vi conoscono per la collana Vinili Doppia H, ma secondo il mio parere la vera forza dell’etichetta (ma non necessariamente il suo motore economico) è la sezione OST: scorrendo il catalogo spiccano i nomi di Alessandroni, Micalizzi, Umiliani, Piccioni… cosa c’è dietro l’iter produttivo di titoli come questi?
La collana Spettro è nata da una chiacchierata con Luca Barcellona. Ero a Milano, avevo incontrato Luca Pace (The Night Skinny) nel suo studio per parlare della pubblicazione dei suoi vinili. Ci raggiunse Luca che doveva recuperare la sua copia di “Neffa & i messaggeri della dopa” e, confrontandoci sulle varie ristampe, mi trasmise la curiosità per il mondo delle colonne sonore e sonorizzazioni italiane degli anni ’60 e ’70. Il tutto rientrava perfettamente nel lavoro che già stavo svolgendo per “Vinili Doppia H” e per altri titoli di cui ho curato l’edizione per il ventennale, ovvero prendere dischi dell’eccellenza italiana e curarne il riversamento su vinile in edizioni limitate di estrema qualità. Mi aiutò con il logo e la scelta dei titoli e da lì iniziò il tutto. Mi incuriosiva anche provare a proporre al pubblico appassionato di hip hop i dischi da cui molti produttori prendevano i beat dei loro brani preferiti ma non ha dato buoni risultati questo tentativo di commistione. I dischi di Spettro sono curatissimi, non raggiungono l’interesse dei dischi hip hop ma hanno un bacino di utenza più vasto. Poche copie (non più di 500) ma distribuite in tutto il mondo (in USA e Giappone soprattutto).

ll mercato del vinile, dal 2007 a oggi, ha avuto una crescita rilevante che ne ha segnato il ritorno a tutti gli effetti nell’industria discografica italiana. Credi che la Tannen Records possa avere qualche merito in questo?
Credo che il ritorno del vinile debba ringraziare principalmente l’avvento della musica liquida, digitale, dello streaming. La musica vive un periodo così frenetico che per un appassionato ormai comprare il vinile è diventato come una sorta di dichiarazione d’interesse. Il vinile per molti è una sorta di totem (molti miei clienti una volta ricevuto il disco lo tengono “incellophanato”) e questa funzione è garantita più facilmente da un prodotto con copertina grande, apribile, carta particolare ecc. L’unico merito di Tannen Records è aver anticipato un po’ questo ritorno e aver mantenuto una qualità del prodotto molto alta.

Passiamo a qualcosa di tecnico… a chi ti affidi per la stampa? In rete c’è una vasta letteratura a riguardo, tra presse robotizzate ed aziende specializzate in questo. Le nazioni più “gettonate” sono Germania e soprattutto Giappone, secondo mercato musicale mondiale subito dopo gli Stati Uniti. Anche tu scegli l’esterofilia o c’è qualcuno che lavora bene anche in Italia?
Per i vinili mi affido a due fabbriche in Germania. Di certo non è conveniente stampare all’estero ma garantiscono una qualità che non ho ancora riscontrato in produzioni italiane.

Le edizioni limitate che proponete vertono quasi sempre su vinili colorati. Esperti del settore mi hanno detto che le paste colorate sono deleterie: per colorare il vinile si usano degli acidi che possono cambiare caratteristiche e di conseguenza suono al disco. E’ una differenza minima in termini qualitativi o l’estetica a volte prevale sulla fruizione migliore possibile del prodotto?
Sì, dicono che i vinili colorati suonino leggermente peggio ma credo sia una differenza davvero impercettibile. L’idea di fare le prime copie numerate in vinile colorato è fondamentale perché spinge l’acquirente a comprare dal sito dell’etichetta mettendola quindi nella condizione di avere un guadagno immediato con cui poter pagare i fornitori e gli artisti. Inoltre la percentuale solitamente destinata al distributore e al negozio viene reinvestita nel costo di produzione potendo così garantire delle edizioni curatissime.

Ormai la Tannen Records è una realtà più o meno consolidata: come si può continuare a portare avanti questo impegno qualitativo e come può essere il futuro di questo mercato, cosa dobbiamo aspettarci? Il disco dei Colle der Fomento?
Non mi dispiacerebbe curare la produzione completa di dischi nuovi come ho fatto con “Argento” di Dj Argento anche se non vorrei trascurare l’obiettivo che ha caratterizzato l’etichetta in questi anni – ricercare titoli fondamentali della nostra storia musicale e riportarli in vita in edizioni curate – continuando, quindi, a svolgere questo ruolo di “archivista” e “restauratore”.

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