Il Premio Alberto Dubito, di cui abbiamo già parlato spesso nel portale, ha lanciato per il primo anno una sezione video rap, oltre a quella di poesia con musica, aperta a rapper e cantautori under 35, a cui potete iscrivervi gratuitamente fino al 31 luglio. Ieri sera si è svolta la finale in diretta streaming (si può recuperare qui). Alla prestigiosa giuria sono arrivati più di trenta lavori, tra i quali hanno scelto i cinque finalisti. Riportiamo in esclusiva i loro video, a partire dal primo posto, corredati dalle biografie degli artisti e alcuni pareri dei giurati.
PRIMO POSTO
Straordinari d’aprile_Begonie Blues
Straordinari d’Aprile è una liaison creativa tra Marco Trianni e Tommaso Giacomin nata dalla necessità di recuperare un rimosso freudiano dall’ormai impenetrabile selva della burocrazia INAIL. Marco Trianni, migrante latitudinale, ha ricevuto il dono della parola dal fantasma di un macellaio veneziano (di cui ha successivamente scritto le memorie); Tommaso Giacomin è comparso sul foglio come artista visuale dopo essersi disegnato per la prima volta con in mano un’aspirapolvere trascendentale (si veda Stato di pulizia, 2012, e A qualcuno piace lindo, 2016). Il primo contatto tra i due artisti è avvenuto durante la première di un film giapponese: dopo anni di distanza, si ricongiungono nell’aprile 2020 grazie ad un viaggio astrale autocertificato.
Begonie Blues nasce dal desiderio voyeuristico non tanto di spiare la vicina carina ventenne, intrappolata in un affitto obbligato, quanto più di capire tra quanto la famiglia del palazzo di fronte sarà teatro di una tragedia. Il dionisiaco culto del fegato spinge poi lo scrittore, imprigionato anch’egli nel rimbalzo domestico, a ricercare un ricordo elettivo che gli permetta di non soccombere all’entropia dell’isolamento.
Quello di Straordinari d’Aprile è indubbiamente il video che ho trovato piú creativo a livello tecnico, ma anche musicale. Scritto, interpretato e disegnato con sentimento, come andrebbe fatto. Mi piacciono le citazioni delle influenze dell’autore. La punchline finale è d’impatto, i riferimenti visivi al testo ben inseriti nel video, il cui ritmo ti accompagna. Ottimo lavoro. VAITEA PACHULSKI
Il video segue con coerenza il testo rendendo perfettamente l’idea della quotidianità ripetitiva e lacerante. La stessa quotidianità che ci ricorda l’importanza dello “scrivere il nostro tempo, prima che lui scriva noi”, concetto e quotidianità amplificata dalla pandemia che c’è appena piovuta in testa. Lavoro grafico minimale ma d’impatto, sintetico ma senza negarsi una buona tecnica. MATTIA KOLLO CERON
Non amo molto i video animati ma questo nella sua semplicità mi ha colpito molto, è rapido, ben fatto sia da un punto di vista stilistico che mescolato alla splendida base, ottima voce registrata e testo veramente intenso. LORENZO PICARAZZI
https://www.youtube.com/watch?v=s3LqdBdIf4M
SECONDO POSTO
Beatrice Achille_Il ritmo della malata
Beatrice Achille e il pittore Leone Kervischer, in arte Lev Kev, si sono conosciuti a Trieste attraverso il teatro. Il loro incontro si sviluppa attorno al desiderio di esprimere la propria biografia per mezzo della parola e dell’immagine. La prima proviene da studi filosofici all’università Ca’ Foscari di Venezia, mentre il secondo è un pittore triestino, il quale, in seguito ad una borsa di studio alla Salzburg Summer Academy, ha potuto studiare videoarte. Negli anni il loro dialogo ha coinvolto più voci, amplificando le strade da poter intraprendere nella loro ricerca.
Il ritmo della malata nasce da un’esperienza biografica cui dolore fisico e mentale è stato interamente convogliato in altro. A partire dalla poesia ha toccato la musica, la voce ed il visivo, contaminando e trasformando, inserendo al suo interno più voci e personalità. L’idea è quella di trovare un linguaggio che possa esprimere le crepe di un corpo, prima che le crepe del corpo definiscano il proprio mondo. Esorcizzante dunque, ma anche carico di volontà.
Il ritmo è stabile, conformando il testo al ritmo stesso.
Il ritmo è stabile, conformando il testo al ritmo stesso con una fotografia impeccabile.
Il ritmo è stabile, conforma il testo al ritmo stesso con una fotografia impeccabile, risultato: empatia immediata.
Ritengo molto forte questo lavoro in quanto il soggetto stesso descrive perfettamente il momento prima e quello immediatamente successivo alla scoperta di essere “rotti”, l’importanza di scrivere il proprio tempo prima e dopo averlo scoperto. MATTIA KOLLO CERON
Ho apprezzato molto le scelte di regia e fotografia, ho notato dei rimandi a Lynch, il primo Lanthimos e ad Ari Aste, quindi il tutto molto hollywodiano che non amo; ma i il montaggio, il cambio repentino di formati, la scena della tv mi hanno intrappolato, le ho trovate delle scelte consapevoli e curate nel dettaglio. LORENZO PICARAZZI
TERZO POSTO
Radiocantilene & Giulio Gaigher_Diario
Dalle terrazze di Ostia, Radiocantilene tiene un diario di bordo che ogni tanto riordina. Si è avvicinato alla musica grazie all’arte di strada, spesso suona l’armonica respirandovi attraverso. Giulio Gaigher è batterista, viene dal metal, campiona vecchi vinili e registra frequenze sottili. “Questo nostro brano è davvero un pezzo di diario, tenuto in questi ultimi due anni di viaggio. Vi sono due strofe all’interno, scritte in due momenti diversi e in due paesi diversi. Ci siamo affidati al vinile per raccontare questa storia. Siamo un gruppo di amici, Daria Marcon e Federico de Sivo sono stati i creatori del video. Abbiamo voluto rendere questo video un’esperienza umana prima di tutto, un’esperienza reale che ci portasse fisicamente in luoghi dove altrimenti non saremmo andati. Il nostro pensiero è stato quello di lasciare che l’arte di uno contaminasse e influenzasse quella dell’altro. Daria e Federico hanno ascoltato il brano e continuavano ad ascoltarlo, cercando insieme a noi i luoghi, gli oggetti e le geometrie che spiegassero agli occhi. Luoghi “onesti”, che rappresentassero le parole. Questa ricerca ci ha portati in un cantiere navale, tra le mani artigiane che battevano il ferro e flettevano il legno, tra le barche aperte a meta e le cime logore. C’era tutto, un vocabolario infinito che abbiamo provato ad utilizzare per donare volto alla voce.
Di Radio cantilene mi ha colpita la commistione tra la bellissima fotografia e il testo rap, che insieme raccontano la storia del narratore. Saranno stati anche il mare, il bianco e nero, la doppia lingua, la musica dolce, ma mi ha proprio lasciato qualcosa. Si vede e si sente che chi ha lavorato sul video ha colto in pieno l’intento e lo spirito di chi ha scritto, riuscendo a trasformarli in immagini. VAITEA
Mi ha colpito molto il ritmo tra immagini, musica e parole. Il montaggio, malgrado abbia delle scelte di dissolvenza e specchi che utilizzerei a fatica, regge molto bene, senza mai cadere nel didascalico. LORENZO PICARAZZI
QUARTO POSTO
Spellbinder_Anna al Mercato Centrale
S p e l l b i n d e r – dall’inglese, “incantatori” – è una macchina di spoken word music progettata a Torino nel 2019 d. C. Produce elaborazioni di suoni e parole che non hanno ancora trovato un alibi nelle conformazioni di genere, nelle convenzioni, nel calcolo e nei compromessi degli adulti. M a d r i g a l e (2020) è una prima elaborazione a tre voci, delle quali una spicca a turno, monodicamente, sulle altre che vanno a contrappunto.
Testo: Davide Galipò, Chiara De Cillis, Elena Cappai Bonanni
Voce: Chiara De Cillis
Musica e arrangiamenti: Ilaria Lemmo
Registrazione e mix: Davide Bava
Master e produzione: Alex Brattini (BNCKS)
Regia: Davide Galipò
Riprese: Vincenzo Campisi
Effetti: Gino Dell’Aera
Loro hanno fatto il lavoro più ricco e completo. Molti effetti speciali, un copione, quasi un cortometraggio. Ho colto e apprezzato tutto il lavoro che ci deve essere stato a monte. VAITEA
QUINTO POSTO
Filippo Lubrano
Filippo Lubrano nasce alla Spezia nel 1983. Autore di due romanzi, è attivo sulla scena del poetry slam dal 2008, prima a Torino e La Spezia e poi a Bangkok e New York. Fa parte del collettivo di poeti Mitilanti. Il suo spettacolo “Poesie per Aeroporti e Stazioni”, insieme al musicista Manuel Picciolo, in arte Mappo, è andato in scena in vari locali e in onda al TG1. È inoltre giornalista pubblicista e collabora con varie testate, da Wired al Sole 24 ore. Girata interamente nella provincia della Spezia nel corso di tutto il 2019, la videopoesia “L’ultima volta che ho pensato al futuro” nasce dal testo circolare di Filippo Lubrano pensato per essere performato a due voci.
“Quando ho pensato questo testo l’ho subito visualizzato in immagini, che il regista è stato bravissimo a interpretare, rendendole sue. Un esercizio non facile, insistendo su territori in cui è difficile non adagiarsi su scorci abusati e accostamenti immediati. Questa videopoesia è un omaggio alla lentezza, alla lentezza di una generazione a cui è stata tolta la propria frazione nella staffetta della vita adulta. Un appuntamento mancato di cui tutta la società dovrà farsi carico, e di cui si cominciano a vedere le prime conseguenze. In questo senso, davvero, sentivo l’esigenza di scrivere qualcosa che non ambisse ad essere un manifesto, ma comunque potesse parlare delle sensazioni della nostra generazione riguardo a questo pezzo di storia, che già era guastata prima del Covid19, ma ora davvero più che mai è urgente scriverne. Perché, non si può più essere d’accordo di così, ora, che sia necessario “scrivere il mio tempo prima che lui scriva me””.
Un bel viaggio introspettivo, le scelte di montaggio mi sono piaciute molto, le ho trovate azzardate ma consapevoli, sotto controllo. Bella la color correction, piacevole i tratti horror specialmente quelli che alcune inquadrature comunicavano, un senso di spaesamento, accolto piacevolmente dal sound design. Ottima la scelta delle location. LORENZO PICARAZZI