A due anni di distanza da Illegale, esce oggi per l’etichetta torinese Trumen Records e distribuito da A1 Entertainment Ghetto Stradivari, il terzo disco solista di Nico Royale.
L’album, disponibile in copia fisica e in tutti gli store online, racchiude in chiave reggae un messaggio di appartenenza e di rivalsa. Il “ghetto” rappresenta qui l’origine dell’artista (Sasso Marconi di Bologna, ai piedi dell’Appennino), i luoghi in cui si é formato e il modo di vedere la cultura all’interno di un ambiente poco incline all’arte e alle sue sfumature. “Stradivari” (riferendosi al famoso liutaio di Cremona Antonio Stradivari) simboleggia invece lo studio, la dedizione e la ricercatezza. Ed é così che la strada si unisce alla nobile arte della musica. Senza imposizioni, preconcetti e confini. Ghetto Stradivari diventa quindi lo stimolo a portare avanti i propri progetti imponendosi di fronte a un sistema che vorrebbe l’essere umano etichettato e standardizzato a canoni predefiniti. La copertina (con un esplicito omaggio a “London Calling” dei Clash e al debut album di Elvis Presley) riconferma l’emancipazione della Musica nei confronti dei canoni, evidenziando la rottura dagli schemi e la libertà di espressione.
Il disco, nonostante il concept trainante, risulta però molto vario. Il tappeto sonoro, che accompagna lo stile personale e tagliente dell’artista, é una rivisitazione in chiave moderna del roots reggae originale, lo stesso proposto fin dalla sua nascita da Studio One Label. Le armonie eleganti e potenti si intersecano a momenti più incalzanti e a vibrazioni club. I temi viaggiano dal sociale fino ad arrivare all’amore, a storie di persone e a momenti riflessivi.
Preceduto da due singoli (“Sing with my Heart” e “Supermarket Love”), l’album esce presentando il terzo estratto :”Vorrei”. Il brano, prodotto da Mattia Mene Menegazzi col basso dello stesso Royale, prende ispirazione da “Always Toghether”, un pezzo del ’69 firmato Bob Andy e Marcia Griffiths prodotto proprio da Studio One Label. La versione di Nico Royale fonde però la tradizione Giamaicana a quella vintage Italiana degli anni ’70, creando un prodotto fresco e orecchiabile. Il video valorizza la sensazione surreale del brano, viaggiando fra le strade di Bologna e gli edifici abbandonati de “Le terme del Corallo” di Livorno.