Max Penombra e Nersone ci parlano di Dallalicious

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Un disco rap ispirato a Lucio Dalla. Un progetto ambizioso, con una certa dose di rischio (calcolato o meno, è comunque arduo affrontare e lavorare sul suo straordinario repertorio) ma soprattutto un atto di amore verso un grande artista, da parte di Max Penombra e Dj Nersone. Il disco lo abbiamo ascoltato, ci è piaciuto (molto), non restava altro che intervistarli. Ecco cosa ci siamo detti.

Max, dai Lato Oscuro della Costa a Dalla. Mi sfugge il “fil de rouge”: volevi rimetterti in gioco con qualcosa di stimolante, una sfida con te stesso, una riscoperta culturale o cosa altro?
Max: da quando il progetto “Il Lato Oscuro della Costa” si è fermato, almeno come attività del gruppo musicale, ho deciso di continuare su un’altra linea che mi rappresentasse in maniera più completa. Ho cambiato modo di scrivere, poi ho lavorato e sto lavorando tuttora sul mio rap per renderlo riconoscibile. Quando con Nersone abbiamo deciso di creare “Dallalicious” mi è sembrata la cosa più azzeccata, fondeva perfettamente la mia passione per la canzone italiana e con la sua grande passione per i dischi in vinile.

Ho ascoltato l’album tutto di un fiato, e devo dire la verità, il risultato è sorprendente, almeno in alcuni passaggi. Come è stato il mood di lavorazione? Siete partiti dall’ascolto del materiale originario per poi valutarne la scelta o avevate anche una sorta di “selezione all’ingresso”? Evitare ad esempio i rimandi troppo scontati, sample troppo palesi, eccetera eccetera…
Max: abbiamo passato entrambe queste fasi nella lavorazione. Il tutto è partito ascoltando i dischi che avevamo comprato girando per i mercatini dell’usato. Ascoltando “Ciao a te” ci siamo trovati a muovere la testa sulla sua melodia.
Nersone: tutto è partito da “Ciao a te”. Avevo ascoltato altre volte quel pezzo in passato, ma non con la maturità di adesso. Appena ho poggiato la puntina sul disco, io e Max ci siamo guardati e ci siamo detti: che sample!!! Poi il resto è stato del tutto spontaneo, senza farci troppi problemi sulla riconoscibilità dei sample. Anzi sono proprio quei sample a dare al disco quell’impronta di italianità che cercavamo.

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Immagino che vi siete divertiti con questa sorta di “tributo”, anche se ammetto che “tributo” non è propriamente la parola adatta a descrivere il lavoro. Anche osservando il lato puramente lirico e la provocazione intelligente che colgo in qualche rima. Ti sei imposto un picco di autoironia? Prendersi sul serio, nel rap, è quasi una costante, come la quantità (poca) di figa alle jam di qualche anno fa…

Max: hai ragione, in realtà il progetto era nato con l’intento di essere un tributo, ma andando avanti abbiamo sentito la necessità di parlare anche di noi. Personalmente cerco di portare molto di me nei brani che scrivo, perciò l’autoironia o l’ironia in generale devono per forza saltare fuori. Fanno parte delle mie caratteristiche. Non mi voglio dare dei limiti, sento il bisogno di scrivere anche altro a volte. Non mi interessa essere etichettato come il rapper ironico, che fa ridere, non voglio essere legato per forza a questo tipo di personaggio o di rap. Mi piacerebbe mostrare tutte le mie sfaccettature.
Nersone: io penso che Max si sia messo molto in gioco con le sue liriche. Parla di se, ma anche di una serie di situazioni scomode, all’interno della “scena Hip Hop” ed in generale della società in cui viviamo, che molti di noi percepiscono. Il tributo vero e proprio a Dalla è proprio il modo provocatorio ed auto ironico con cui Max affronta questi temi. E poi, ironia a parte, credo che molti passaggi dei testi lascino spazi a riflessioni molto serie (a volte amare).

Cosa è l’aspetto che più vi accomuna a Lucio Dalla? Una caratteristica in comune, qualcosa che magari è scaturito fuori dopo l’immersione nel suo mondo…
Max: ci sentiamo vicini alla musica di Lucio, onesta e senza troppi fronzoli, la stessa cosa che abbiamo cercato di portare noi con questo lavoro.
Nersone: la schiettezza della musica di Dalla e sicuramente il lato “party”, quella voglia di divertire. Direi che i sample scelti per la costruzione delle basi esprimano soprattutto quest’ultima caratteristica.

Ma la canzone di Dalla che avreste voluto scrivere/creare voi?
Max: forse “Disperato erotico stomp”, uno dei pezzi che preferisco, ma il disco “Come è profondo il mare” è bellissimo dall’inizio alla fine. Mi piacerebbe riuscire a fare un album così.
Nersone: “Stronzo”…ma forse aggiungendo il testo ed il nostro tocco personale lo abbiamo già fatto.

foto di Federica Francesca Vicari
foto di Federica Francesca Vicari

Prendo in prestito un passaggio di un pezzo del cantautore bolognese: “chi comanda non è disposto a fare distinzioni poetiche”; avete ancora speranza che la musica, l’arte in generale, possa cambiare le persone?
Max: difficile rispondere. Mi sono fatto spesso questa stessa domanda e mi sono accorto che ho due convinzioni opposte e non so a chi darla vinta… Da una parte penso che chiunque faccia un lavoro artistico abbia in se una minima volontà di cambiare qualcosa. Dall’altra parte invece ho una visione più cinica e penso che per quanto uno si sforzi sarà sempre costretto a dipingere un quadro della sua epoca, senza poter smuovere nulla, o quasi. Quindi un po’ si lotta un po’ ci si adatta, forse è questa la formula.
Nersone: oggi la musica e l’arte in generale, sono diventati dei prodotti studiati a tavolino. Molto spesso l’arte è ridotta a zero dalle dinamiche di mercato. Naturalmente più si sta in alto, più si deve fare i conti con queste dinamiche. Fare arte o musica dovrebbe sempre partire dalle pulsioni creative dell’uomo, dall’esigenza di esprimersi liberamente. Se si riesce a mettere questo ingrediente imprescindibile in quello che si fa, si riuscirà ad emozionare le persone, a renderle più umane, più che cambiarle.

E’ di qualche mese fa un’operazione musicale simile, in questo caso puramente commerciale, abbastanza passata inosservata. “Bella Lucio”, prodotto da Franco Godi. Il vostro progetto è in freedownload. Non pensate che possa essere un po’ penalizzante, in questa epoca di musica liquida, perdersi nel marasma delle uscite ormai quotidiane?
Max: Il mondo della musica si muove velocemente e in modi sempre diversi, che l’ascoltatore si perda è normale ed è normale finire in un dimenticatoio se si attende troppo e se non si fanno le scelte giuste. Noi stiamo lavorando su dei tempi molto distesi, perché “Dallalicious” è un prodotto che non deve esplodere subito. Siamo consapevoli di quello che abbiamo fatto e non siamo a caccia di visualizzazioni o di seguaci. Chi vuole ascoltare il disco sa dove trovarlo.
Nersone: sono due progetti molto diversi… tra un impegno ed un altro ci abbiamo messo 2 anni a realizzare “Dallalicious”, ma ci siamo divertiti molto perché abbiamo avuto l’occasione di esprimerci appieno. Siamo soddisfatti dei feedback positivi che ci stanno arrivando da chi lo ha ascoltato e stiamo lavorando per portarlo in giro dal vivo.

Parafrasando ma non troppo, cosa sarà del rap tra una decina di anni?
Max: mi piacerebbe fare un pronostico azzeccato. Magari andare a rileggere quello che ho scritto tra dieci anni e vedere se avevo ragione oppure no. Io ho notato una certa ciclicità nel rap. Sia nella sua diffusione sia nel modo di farlo dei rapper stessi, quindi probabilmente si riproporrà in qualche sua mutazione già nota.
Nersone: io credo che si continueranno a creare svariati sottogeneri o incursioni del rap in altri generi, ma ci sarà sempre il rap legato alla cultura Hip Hop. Per quanto riguarda il modo di fare rap, sono d’accordo con Max: il rap è ciclico.

Ultima domanda: forse è un po’ troppo presto per dirlo, ma ci sarà un capitolo due? Avete in mente altri progetti?
Max: faremo sicuramente un altro progetto insieme, ma non credo sia necessario un capitolo 2, piuttosto qualcosa di molto diverso, una nuova sfida. Personalmente sto facendo delle ricerche per un nuovo lavoro, ma è tutto campato in aria per il momento
Nersone: certamente non un Dallalicious 2. Stiamo buttando giù due idee, sperando di riuscire a metterci meno di due anni.

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