“… l’arte non deve avere nessun tipo di limite e non dev’essere condizionata da nessuna dinamica di mercato”
Quello che influisce sulla qualità di una canzone, oltre allo stile dell’ MC, al flow, alle rime e all’energia che trasmette è sicuramente la potenza dell’abilità espressa dal produttore. Il “beat maker” difatti ha un ruolo strategico: alla continua ricerca del ritmo giusto può scegliere se affidarsi a dei campioni (rielaborando segmenti di pezzi di altre canzoni musicali) o se suonare interamente tutte le parti della base. È una realtà che abbiamo approfondito poche volte perché si può dire che nel passato è stata una figura un pò trascurata, tenuta dietro le quinte, invece oggi abbiamo il piacere di scoprire uno degli esponenti più rilevanti nella scena del beatmaking italiano: Dj Shablo (Sabato 26.10.2013 Live from Hotel H2C Milanofiori).
Buonasera Shablo. Come stai?
Buonasera, ciao tutti e grazie per avermi invitato. Tutto bene, stanco ma soddisfatto, è un periodo molto pieno con tante novità e cose da fare quindi diciamo sono contento.
Siamo molto contenti di quest’ intervista, è un piacere scoprire la tua persona ma soprattutto la tua passione verso un’arte che è stata spesso tenuta” all’ombra”.
Ultimamente sta diventando sempre più acclamata, secondo te questo cambiamento è frutto di un’interesse verso la cultura più marcato, tale da causare un approfondimento anche della struttura musicale?
Sì. Sono d’accordo. Penso che comunque la figura del produttore è fondamentale nel processo creativo di una canzone o di un disco perché è quello che lo progetta; anche se poi al grande pubblico viene fuori il protagonista, l’ artista che mette la faccia e la voce; perché il pubblico si affeziona perlopiù al personaggio. Però ultimamente, come dici tu, c’è un cambio di direzione, grazie anche a grandi artisti americani hanno ottenuto molta notorietà perché sono riusciti a unire il lavoro di produttore con quello di cantante; gente come Pharrell, Kanye West, piuttosto che Dr Dre, tutti nomi che vengono dall’hip hop, che si son messi anche loro a fare rap, a cantare, e quindi a emergere come protagonisti…
Hai uno stile personale che, come per i migliori producer al mondo, ha un marchio di fabbrica, una firma tale che ai primi secondi di ascolto di un pezzo un’orecchio – anche non troppo attento – si accorge che è roba tua. È voluto, costruito o semplicemente parte di te, la tua arte?
Diciamo che questa cosa che dici tu, il fatto di riuscire a differenziarsi con originalità dagli altri, è una delle skills fondamentali che deve possedere un’artista. Io semplicemente cerco di comunicare la mia arte e di tirare fuori le mie passioni e quindi di filtrare il mondo attraverso il mio gusto musicale. Perciò uno deve semplicemente cercare di avere una conoscenza di se stesso così approfondita da capire quai sono le proprie capacità innate e cercare di svilupparle e comunicarle al resto del mondo.
Ascoltando le tue creazioni si nota un particolare addensamento di strati musicali diversi, il tutto però sempre legato da una ritmica molto soul, quindi alla base c’è sempre questo pilastro.
Ti senti sensibile alle tendenze e sperimenti consapevolmente le novità oppure è naturale il tuo allinearti alle tendenze?
Ma, fondamentalmente a me piace la musica senza tempo, che andava bene 10 anni fa, che possa andare bene oggi e tra 10 anni; mi piace riuscire a comunicare un’emozione che sicuramente non ha niente a che vedere con la moda del momento ma esprimersi con questa tendenza è un modo per arrivare a più gente possibile. Comunque mi diverte molto cambiare stile e seguire le nuove tendenze musicali proprio per un fattore di gioia nel produrre, altrimenti dopo un pò mi annoio, ho bisogno di stimoli, mi piace confrontarmi ed essere a passo coi tempi, penso sia uno dei segreti per non “invecchiare” nel mio lavoro...
Quindi dobbiamo aspettarci dei grandi cambiamenti in futuro?
Se il mondo cambia cambio anch’io, quindi sicuramente sì.
Entriamo nel tecnico di quello che è il tuo suono: parlarci dei programmi e della strumentazione che usi per le tue creazioni.
È una cosa molto semplice, in realtà io uso un comune software logic, con qualche hardware, qualche controller e tastiera. Ma sai non mi concentrerei molto sul discorso tecnico, la differenza la fa l’uomo, la testa e il cuore di un produttore, sicuramente non la macchina. Credo che riuscirei a comunicare le stesse emozioni anche con due tamburi, comunque si tratta di fare musica indipendentemente dagli strumenti. Poi è ovvio l’hip hop è legato alla strumentazione che si utilizza, ci sono sempre stati molti discorsi sul fatto che magari l’MPC avesse lo stesso tipo di suono, piuttosto che con l’utilizzo di alcuni sample indirizzi la ritmica verso una certa direzione…
Raccontaci una tua tipica giornata.
Non c’è, negli ultimi 5/6 anni non ho mai vissuto nello stesso posto, non riesco mai a organizzare oltre 2/3 settimane. Non riesco ad avere una vita regolare, mi manca un pò sai non ho mai vissuto la mia professione come uno sforzo anche se in realtà mi affatica moltissimo, recentemente mi piacerebbe fermarmi e avere un pò di stabilità. Calcola che io vivo in Umbria in un casolare dove l’abitazione più vicina è a 4 km, mi piace l ‘isolamento ne ho bisogno.
La tua esperienza vitale è particolare: sei nato in Argentina, ti sei spostato a Bologna, sei stato ad Amsterdam dove a mio parere la tua arte ha raggiunto un altissimo livello, e ora sei attivissimo in Italia. In che modo tutto questo background influenza la tua musica? Il contatto con l’estero è fondamentale in questo caso?
Sì, direi che è fondamentale, questo non significa che devi andare a vivere all’estero ma devi avere semplicemente un occhio e un orecchio verso quello che succede nel mondo; grazie a internet ormai non ci sono più scusanti per non rimanere aggiornati, bisogna esser attivi e reattivi. Per me in Olanda è stato un buon momento perchè ero su un paese che accettava un gusto raffinato nello stile musicale. Spesso mi ritrovo ad emergere con progetti più mediocri, non perché brutti ma perché più nella norma, più standard. Non è una critica, io mi diverto tantissimo indifferentemente dal progetto, però ovviamente preferirei fare un triplo platino con un pezzo come “Count on me”.
Ho avuto un pò di problemi all’inizio della mia carriera perché confondevo il lavoro con il discorso artistico, secondo me l’arte non deve avere nessun tipo di limite e non dev’essere condizionata da nessuna dinamica di mercato. L’arte dev’essere libera totalmente al 100%; riuscire a farne un lavoro è molto difficile perché devi esprimerti a modo tuo ottenendo un seguito, a volte riesci a farlo dopo anni e anni di carriera, quando hai imposto la tua personalità musicale, e ci riescono comunque in pochi. Poi per carità probabilmente quelli che fanno quella che io considero musica mediocre quando fanno i loro successi ci credono, quindi per loro è il massimo della loro aspirazione; io ti parlo per me e per il mio punto di vista. Non è una critica…
Cos’è cambiato negli anni? Ti senti più abile o più coraggioso?
Probabilmente anche essere coraggiosi è un abilità, però non è l’unica che si deve avere per districarsi in questo mondo quindi sicuramente… bisogna essere abili a capire quando bisogna essere coraggiosi…
GENESI & ROCCIA MUSIC
Stai realizzando un altro grande passo verso la tua formazione personale e professionale, da beatmaker a socio di Marracash nel collettivo Roccia Music. Che cos’è Roccia Music e com’è nata?
Roccia Music è rinata, perché già esisteva dal 2005, come mixtape di Marra con Deleterio e tanti amici artisti, tra cui me in veste di produttore; era solo un titolo oggi si è evoluto in un collettivo nonché un management che si occupa di gestire la carriera artistica di altri artisti a 360°. È un supporto nel business ma anche artistico…
Chi sono gli artisti?
Al momento stiamo puntando su giovani molto diversi tra loro, c’è chi viene dal freestyle e dal rap tipico del nord d’Italia come Fred de Palma di Torino mentre Achille Lauro è romano e ha uno stile totalmente suo e originale… due lati di una stessa moneta rappresentano un pò quello che è il rap dei nostri giorni, in più abbiamo artisti già più affermati come Luchè ex Co Sang o produttori come Deleterio con il quale stiamo chiudendo in questi giorni un mixtape che vede coinvolti diversi artisti della scena italiana, poi altri come Corrado, giovanissimo rapper campano che però vive a Londra, molto molto bravo…
Cosa intendete per Genesi, diciamo che, passamela, è un termine un pò presuntuoso. Si ricollega a una cosa primordiale.
No, no. Assolutamente no, non c’è niente di presuntuoso in questo. Genesi è una parola che significa inizio quindi semplicemente per noi è un nuovo inizio in Roccia Music. Citando proprio la Bibbia: “In principio era il buio poi arrivò la luce” quindi ci piaceva il fatto di portare una nuova luminosità, indipendentemente dal prodotto, artista e canzone, porre l’accento sulla struttura, sul fatto che io e Marracash ci mettiamo in gioco per supportare questi talenti…
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MAMI, Maria Luisa Miraldi, per Moodmagazine. Grazie Pablo!