Pantere Velasca, l’intervista!

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Leggevo la vostra biografia: arrivate da una esperienza precedente come Fluido 4/4, con alle spalle anche un cd, “Radici che non bruci”. Quindi non proprio a digiuno con meccanismi e processi di questa “industria”. Poi avete deciso di mutare nome. Cosa non ha funzionato nell’esperienza precedente?
Il Fluido 4/4 era nato nel 2006 ed era composto oltre che da noi anche da Rajah (mc) e da Dj Pitt (dj – produttore). È stata un’esperienza che ci ha formati, permettendoci di suonare tanto dal vivo e farci le ossa. Con il passare degli anni siamo rimasti attivi solo noi due e per questo abbiamo deciso di proseguire lungo la strada mutando pelle.

Pantere Velasca è un nome altamente simbolico, al di là del rapporto con la memoria e con la città di Milano….
…vero! Se ci dovessimo voltare indietro sappiamo bene che la Pantera è stata usata come simbolo sin dai popoli più antichi per arrivare alla storia moderna, dov’è stata utilizzata dai movimenti rivoluzionari, come il Black Panther Party, o da altri gruppi musicali. Per poter utilizzare anche noi la Pantera e renderla il nostro logo, dovevamo aggiungere un elemento che identificasse la nostra provenienza, il nostro luogo di origine, il posto che rappresentiamo. Per questa ragione abbiamo preso in prestito Velasca, dalla Torre milanese.

Potete farci un excursus sui brani che compongono l’album, magari partendo da “Immagino”, che in tema di Ius soli mi sembra alquanto attuale…
“Immagino”, con il featuring di Junior Sprea, è uno dei brani a cui siamo più legati. Noi – e come noi molte altre persone – crediamo che nella società attuale la multiculturalità sia una ricchezza inestimabile. È stupido che un paese come il nostro non riconosca la cittadinanza come conseguenza del fatto di essere nati nel territorio dello Stato, qualunque sia la cittadinanza posseduta dai tuoi genitori. Inoltre negli ultimi quattro mesi abbiamo assistito ad attacchi razzisti nei confronti del ministro Kyenge da parte di personaggi politici che dovrebbero essere presi a calci nel culo 24 su 24. C’è sempre la speranza che le cose prima o poi possano cambiare, naturalmente in positivo. Tornando all’album, abbiamo approcci come quello della critica sociale in “Pantere” o affrontiamo temi come la rivalsa personale in “Polvere al Vento”. Continuando nell’ascolto si incontrano brani più leggeri come “Sale e Scende” e “Marionette”, l’amore per la cultura della “Doppia H” in “12 rintocchi” e un ritratto d’autore dedicato alla nostra cara città dal titolo appunto “Velasca”.

Registrazione e mixaggio sono stati fatti all’Eden Garden Studio di The Night Skinny, indice ovviamente di qualità e competenza: infatti lavori così completi sotto tutti i punti di vista non è che si vedano tanto spesso. Almeno per un gruppo cosiddetto “esordiente”. Come avete lavorato in studio da lui?
Avere avuto la possibilità di lavorare al nostro disco d’esordio all’interno della navicella spaziale di Skinny è stato fantastico. TNS ci ha aiutato nella scelta dei produttori e dei beat, ci ha dato consigli utili e ci ha spronato a fare del nostro meglio, mettendo a nostra disposizione la sua professionalità. Non è un caso se molti album di successo pubblicati nell’ultimo anno sono stati realizzati all’interno del suo studio, l’Eden Garden, proprio perché qualitativamente Night Skinny è al top in Italia. Lavorare in uno studio professionale ha i suoi costi ma se non siamo i primi a credere nei nostri progetti non possiamo pretendere che altri ci credano. Sapevamo di aver realizzato un buon prodotto e abbiamo voluto fare in modo che qualitativamente fosse ottimo.

Il disco è licenziato Unlimited Platform, sottoetichetta di Unlimited Struggle Recordings. Al di là del fattore “traino” che può avere una etichetta come questa associata ad una delle crew più seguite in Italia, cosa avete avuto in più di una normale “autoproduzione”?
Per rendere, si potrebbe dire che essere usciti sotto Platform è come avere un cugino più grande che ti presenta ai suoi amici e dice: “lui è di famiglia ed è un tipo apposto!”.

Domanda ricorrente questa, nella redazione di mdmgzn: un disco sì ed un disco no.
“#Bypass” di Stokka & MadBuddy SÌ tutta la vita.
“Stecca” di Moreno NO. Cazzo! NO… smettiamola con questi prodotti. Sembra il cinepanettone, buono a riempire le sale e incassare il più possibile, senza nulla di concreto e comunicando il niente.

Il secondo album è quello più difficile nella carriera di un artista, mi sembra di ricordare così…. ci state già lavorando?
Proprio in questi giorni stiamo ultimando delle tracce per un progetto che probabilmente pubblicheremo in free download. Sarà il nostro regalo per tutti quelli che ci hanno supportato acquistando l’album e sarà anche il ponte che ci porterà da “Polvere al Vento” al nostro secondo disco ufficiale, per la cui realizzazione non abbiamo nessuna paura, perché tanto non abbiamo nulla da perdere!

In qualche recensione apparsa sulla rete si parla di voi come di una nuova realtà da tenere d’occhio. Giudizio lusinghiero direi. Userei questa cosa come pretesto per parlare del potenziale da classifica, che sembra avere “investito” tanti rapper nostrani. Almeno di questi tempi.. A vostro parere, è qualcosa che si costruisce a tavolino, oppure no?
Parliamoci chiaro. Nell’industria discografica i dischi sono fatti per essere venduti e per far suonare gli artisti su più palchi possibili. Quando realizzi un album devi avere in mente quale sarà il pubblico che ti ascolterà, a chi vuoi che arrivino le tue parole e la tua musica. Se produci un disco che per te è la cosa più bella mai sentita ma sei l’unico a saperlo, vuol dire che hai fatto una grandissima cagata. Oggi che il rap è la gallina dalle uova d’oro è naturale che le major investano le loro finanze in questo gioco e che facciano uscire personaggi discutibili con dischi ancora più discutibili, dentro cui poter ascoltare al massimo una o due hit radiofoniche. Questi sono i prodotti costruiti a tavolino, con artisti usa e getta. Di contro, in classifica, troviamo anche dischi di etichette indipendenti con artisti che possono piacere oppure no ma che comunque hanno fatto gavetta e che hanno le gambe per poter stare in piedi anche da soli.

Siamo alla fine, volete aggiungere qualcosa? Un monito alla nazione?
Innanzi tutto vogliamo ringraziare la redazione di Moodmagazine per lo spazio che ci ha dedicato, poi informare tutti i lettori che le Pantere Velasca hanno gli artigli ben affilati! ATTENZIONE.

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