Fogna Music #15

tempo di lettura: 4 minuti

Torna Napolitano, torna anche Fogna Music, capitolo 15. Recensioni a cura di Vincenzo Ferrara (Acid One e Willie Dabizzi), Toni Meola (Moder) ed Eleonora Pochi (Don Diego e Primo Brown).
Social network, views (prezzolate e non) su youtube, programmi in tv, il primo Maggio che incombe.. Non è più “Musica per pochi” il rap in questo Paese. L’album di Acid One, stagionato mc e beatmaker toscano, invece sembrerebbe rimarcare questo concetto, da buon aficionado legato alle origini di questa cultura e con l’animo (e la mente) distaccati, di chi porta avanti le proprie cose in maniera indipendente senza preoccuparsi troppo di ritorni in termini di popolarità e credibilità. Il ritorno sulla scena musicale dell’artista coincide con l’uscita di un album di 8 tracce, solari come può essere una giornata di inverno a Bolzano. Del resto Acid One ci ha sempre abituato ad una sorta di registro “scenico” dove abbondano immaginario horror, pessimismo in dosi industriali, ed eleganti citazioni dal cinema, anche se rispetto al suo precedente lavoro “Splatter” (uscito nel 2008), dopo tanta disillusione, sembra esserci un’apertura verso una “leggerezza” di sorta tanto essenziale quanto efficace per la comprensione degli ascoltatori. Nonostante ciò, rimane sempre un prodotto per affezionati del tema, anche se tutti potranno apprezzare la buona tecnica e la rabbia con la quale l’mc mette in rima la propria inquietitudine. Il pezzo migliore, su un tappeto di sequencer analogici che ricordano qualcosa/qualcuno è “Male” con il ritornello che riprende il dialogo tra Gnorante e Bozzone nel film “Berlinguer ti voglio bene”: “domandami come sto e ti rispondo male”. Ma a noi rimane soprattutto in testa il passo “non capisco perchè il rapper atteggiato debba avere il cane, io giro con il gatto in zona industriale”. In effetti… I (pochi) featuring presenti non convincono molto, Divieto su tutti nella traccia abbastanza esplicativa dal titolo “Animali”. Disponibili copie fisiche del lavoro a 5 euro più spedizione (gusterete quindi anche la cover a cura di Riccardo Sabbatini e potete esercitarvi eventualmente sulle strumentali) ma è disponibile in freedownload sul suo sito acidone.it. Check it!. Ci spostiamo di poco, Toscana ancora nel mirino, Prato l’inquadratura. Willie Dabizzi mette in fila quattordici tracce, interludi compresi, per il suo esordio ufficiale da solista, “Cerco ossigeno” (produzioni di ThaJoker302 e scratch di Youngfader), quello che, parole testuali, “è  semplicemente il riassunto dei suoi 38 anni di vita”. Storico mc della scena italiana, già con “Parole del Profeta” e “Toscani Classici”, ci regala (letteralmente, su www.streetlabelrecords.com) un album agrodolce, godibilissimo, scritto con garbo ed ironia, quella classica toscana che svetta su tutto, anche sulle macerie morali e culturali di questi tempi. Sostenuto anche da un timbro vocale riconoscibilissimo, scuro quanto basta per adattarsi alle produzioni classiche di ThaKoker302, groove funkadelici insaporiti di nostalgie, abiura piuttosto chiara rispetto ai suoni inflazionati che si sentono oggigiorno. Le tracce chiave: “Siamo messi male”, sull’uso distorto dei modelli televisivi e dei suoi contenuti talvolta discutibili e poco educativi,”Amarcord”, amara riflessione sul suo percorso e sull’amore per l’hip hop e la traccia fiume “14 anni dopo”, una chiamata a raccolta di tutti i rapper toscani (quasi, che fine ha fatto Jamax?) per una jam session tanto intrigante quanto inevitabilmente sottoposta ad alti e bassi. Per info sulle copie fisiche (tiratura limitata) e sui live, contattate la pagina Long Bridge All Starz“Sottovalutato”, Moder. Nome omen, intendo quello del disco, dato che di rapper così bravi e trascurati dai più si contano sulle dita di una mano (un altro è Murubutu, ad esempio). Questo ep, aperto da “Invisibili” (beatbox di Alien Dee, scratch di Dj 5L per una traccia dall’andamento quasi ipnotico) e trascinato dal video omonimo è il primo di una serie che, come spiega l’mc ravennate, “potrebbe durare per sempre. E’ un dramma sul talento sprecato, i sogni infranti ed i tentativi vani”. Chiama quindi per il primo atto (che trovate in freedownload qui)  una manciata di artisti, in una sorta di cooperazione artistica, nel tentativo di traghettare il tutto non verso il pop o le classifiche tout court, ma verso un riconoscimento dei propri meriti non più appannaggio di una cerchia ristretta di appassionati. Dignità artistica in primis, quindi, che nello scorrere dei 5 pezzi che compongono “Sottovalutato” gli riconosciamo tutta. Senza nessun intento didascalico, peraltro. Oltre ai nomi già citati, intervengono il turntablist T-Robb, i producer Dj Bless e Godblesscomputer e le voci di Claver Gold, Blodi B, Henri Sharra (CNE) e Brain, veri valori aggiunti che convincono e coinvolgono esteticamente ed emotivamente. Eccolo Moder, lieve ed intenso, ci si augura che sia the next big thing del 2013. Spostiamoci ora decisamente verso il centro Italia. Ammesso che esistano vari tipi di rap, quello di Don Diegoh è collocabile senza ombra di dubbio nel quadrifoglio della doppia H. Da anni, anzi dal giorno zero. Il suo flow e la sua attitudine mantengono un deciso timbro classico, riscontrabile anche dai testi che richiamano più volte l’hip hop. Un mood molto intenso lega le produzioni di Mastrofabbro ai testi dell’MC crotonese (ma residente a Roma), nel connubio riuscito che ha dato vita a “Radio Rabbia” fortunato album uscito un pò di mesi fa e giunto già alla sua seconda ristampa. Un disco che alterna toni intrisi d’amore, verso l’hip hop, verso il caro amico scomparso Dj Marcio, verso le radici, a toni duri e rabbiosi indirizzati ad un prototipo di società che non gli appartiene. Il feat. con Kento in Radio Rabbia, title track del disco, spiega molto bene il lato oscuro del progetto. E’ hip hop positivo, quello originale, quello che disprezza la superficialità e che ama la sostanza. Insomma, quello che qualcuno ha dato per morto, ma che invece è vivo e si fa sentire forte e chiaro. Lavori come Radio Rabbia ne testimoniano la palese esistenza. Navighiamo in acque decisamente diverse con Primo, dei Cor Veleno. Fuori con il terzo volume della saga “Rap nelle Mani”, raccolta di pezzi scritti negli anni passati e mai resi noti, tra cui qualche inedito recentemente scritto. Primo dimostra di avere una sorprendente freschezza nello stile, sempre hardcore, ruvido e diretto. Mai attento alle formalità, Primo mantiene vivo un modo di fare rap, quello di una penna altamente provocatoria. Che è forse il più azzardato, poiché più difficile da comprendere per molti che ascoltano, che tendono a giudicare questo genere di testi in maniera paradossalmente superficiale. Una provocazione a volte ironica e a tratti ispirata dall’amarezza è il minimo comun denominatore dei pezzi del mixtape. Un’attitudine e due personalità completamente diverse distinguono Primo da Don Diegoh, entrambi ugualmente competenti e diversamente hardcore, fanno del loro modo di essere il loro rap, originale. Ed è proprio in merito a questa diversità stilistica, che pare appropriato dedicare a chi si schiera con toni da stadio verso l’uno o all’altro, un rimando su uno spaccato leopardiano: “Così tra questa immensità – riferito a diversi suoni percepiti – s’annega il pensier mio. E il naufragar m’è dolce in questo mare”. Stay infinito.

 * Fogna Music è la periodica rubrica di reviews musicali del portale web di Moodmagazine. Recensiamo prodotti più o meno noti che per vari motivi non hanno trovato posto sul magazine. Microrecensioni dopo macroascolti.

Previous Story

Piotta, il nuovo video “Sei meglio te”

Next Story

Karkadan, il nuovo mixtape in free download