L’autobiografia di Ky-Mani Marley

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Esce il 15 aprile in Italia per Chinaski Edizioni il controverso libro, “Dear Dad”, autobiografia di Ky-Mani Marley, decimo figlio del grande Bob Marley.
Dear Dad è il racconto di un figlio escluso dalla protezione del padre per la prima metà della sua vita e costretto a sopravvivere alla miseria e alla disperazione, perso per le strade infestate da delinquenti in uno dei ghetti più violenti di Miami, Liberty City.
Inizialmente allontanato dai suoi fratelli e tagliato fuori da qualsiasi utile della Proprietà Marley, il giovane Ky-Mani racconta in questa avvincente biografia come si sia riscattato da una vita crivellata da colpi di pistola e miseria per arrivare ad essere un artista candidato ad un Grammy che calca con successo i palcoscenici internazionali.
Nato a Falmouth, Giamaica, nel1976, Ky-Mani Marley è ha scoperto il suo talento musicale in età avanzata, facendosi conoscere come artista musicale ed attore di film a livello internazionale.
Ky-Mani non ha solamente scritto ed interpretato canzoni di successo e redenzione in tutto il mondo ma è vissuto e sopravvissuto per riscattare la sua storia personale nei confronti di realtà urbane crude, violente ed indegne per qualsiasi essere umano, figuriamoci per un “Marley”.
Premiato per le sue attività umanitarie dal Principe Alberto II della Monaco Foundation al Better World Awards, ha fatto della sua vita una vera e propria Redemption Song.
Con la prefazione all’edizione italiana di Alborosie!

Dear Dad – I punti salienti del libro. 

“Sapete? La politica di famiglia può essere una vera bastarda. Può penetrare in profondità e può ferire profondamente. È necessario capire cosa intendo per politica di famiglia. È stata la politica di famiglia che mi ha fatto vivere tutte le esperienze di crescita che ho dettagliatamente raccontato in questo libro.”.

“E quando dico “appoggio”, quando arriva da una famiglia come la mia, significa tanto, per un’infinità di motivi – per il potere che i membri della mia famiglia controllano. Non significa che uno dei tuoi fratelli viene da te, ti dà una pacca sulla spalla e ti dice “Hey, io ti appoggio”. La mia famiglia ha le spalle ben coperte; i componenti della mia famiglia possiedono mezzi che gli permettono di fornire sostegno e fare la differenza, hanno possibilità economiche tali da sentirsi essi stessi totalmente protetti. Questo causa, senza dubbio, un impatto sui sentimenti ad un livello molto più ampio. A volte, anche solo quella pacca sulla spalla significherebbe tanto. Ne sarei felice se fosse sincera e venisse data con amore.”

“Non era come una qualsiasi vera questione di paternità indugiata, su come sia cresciuto o a chi appartenessi. Subito dopo che papà se n’era andato, quando stavamo ancora in Giamaica, la famiglia viaggiava spesso e qualche volta si fermavano al mio Paese per venirmi a trovare – non troppo spesso, forse un paio di volte all’anno. Capitava quindi che venissero nel mio paesino o che io andassi a Kingston per restare da loro una settimana o due e poi tornarmene a casa mia. Perciò la mia paternità doveva esser stata riconosciuta. Questi erano chiaramente i miei fratelli e le mie sorelle. Giocavamo assieme e mangiavamo assieme. Ci siamo conosciuti l’un l’altro fin dai primi anni della nostra esistenza.

“Ma quando andavo a trovare i miei fratelli era come la notte ed il giorno. I miei fratelli vivevano dove viveva mio padre, naturalmente. E quella casa era davvero grande. Quella casa era un’altra storia, aveva una piscina… dimmi tu! Vivevano in cima alla collina. Tutto ciò che avresti voluto in una casa, lì c’era. Sala prove, palestra, diverse stanze da letto, una fattoria, qualsiasi cosa; e io me ne dovevo tornare a casa -dopo due settimane di aiutanti, cuochi e giardinieri – ad un “bagno e cucina” esterni nel nostro cortile a Falmouth.”

“Stavo crescendo e stavo realizzando. Se io e mia madre avessimo almeno preso una dannata somma di 300 o 400 dollari al mese, sarebbe stata una vera figata per noi e avrebbe fatto una grossa differenza. Almeno avremmo avuto quella, per pensare al futuro. Era un patrimonio multi-multi-multi- multimilionario. E a nessuno veniva in mente di chiedermi se avevo bisogno di una zaino per i libri?”

“Quel giorno arrivò e noi eravamo pronti ad andare avanti. Finalmente mi fu detto dalla proprietà: “Okay, puoi avere questa somma forfettaria. Ma se la prendi, dovrai reinvestirla interamente nel patrimonio di famiglia. Ti daremo (qualcosa come) 3000 dollari al mese e una somma di 60 mila dollari per aprire il tuo conto corrente in banca”. Ripensandoci, se me lo chiedessi ora, ti direi che era un bel gruzzoletto. Poi mi dissero “Se scegli di non reinvestire l’intera somma nel patrimonio, non potrai più essere parte di questa proprietà” inteso come guadagni. Okay. Wow. Eccomi qua. Non conoscevo nemmeno le entrate e le uscite del patrimonio di famiglia.”

“Poi ho guardato i miei fratelli e le mie sorelle che stavano parlando di questi soldi da restituire. E ho chiesto: sul serio, voi cosa fareste? Ho sentito tante voci e tanti dubbi dentro la mia testa e ho pensato: Wow. Allora se non vi restituisco immediatamente questi soldi, che mi avete appena dato dopo tutti questi anni, adesso non faccio più parte di questo patrimonio e allo stesso tempo non sono più figlio del mio stesso papà? Come posso non essere più parte di un patrimonio i cui guadagni erano basati sul lavoro, eredità e proprietà intellettuali di mio padre?

Tutti loro potevano continuare a vivere sugli utili di mio padre, ma io non potevo? Come funziona? E li rivolevano tutti indietro, non la metà, non un quarto, tutti”.

“E poi continuavo a ripensare che questa opzione del “restituire” non era scritta da nessuna parte, nel senso che mi avevano solamente detto a voce di un qualcosa che avrei potuto avere solo a titolo di valore nominale. Con questi presupposti, non mi sembrava per niente sicuro prendere una decisione del genere. Così decisi che non l’avrei fatto. Avrei preso ciò che mi spettava. Mi sono tenuto i miei soldi. Non ho reinvestito o restituito tutto il denaro che mi avevano appena consegnato, contrariamente a ciò che volevano che io facessi. Ma va bene”.

La Casa Editrice

Chinaski Edizioni è una casa editrice genovese nata nel 2006.

Si è caratterizzata per l’attenzione particolare che ripone al genere musicale e all’attualità. Il catalogo della casa editrice si è sviluppato attorno ai temi della cultura rock, rap e reggae.

Tra gli autori pubblicati da Chinaski spiccano: Nikki Sixx dei Motley Crue, Africa Unite, Vacca, Don Andrea Gallo, Ken Paisli e Tonino Carotone.

Chinaski pubblica diverse collane, tra cui: Voices, Giallo & Nero, BPop e Borderline. Dal 2007 tutti i titoli della casa editrice sono stampati su carta riciclata FSC aderendo al progetto di Greenpeace Scrittori ed Editori per le Foreste.

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