Stormtrap: l’intervista!

tempo di lettura: 7 minuti

a cura di Eleonora Pochi

Era componente della crew  ‘Ramallah Underground’, ora ha intrapreso la sua strada per sviluppare molti progetti, attesi da tempo. Lui é Stormtrap, Mc e producer palestinese, tornato in Italia accompagnato da Hicham, il Dj, e Aras che suona il basso. Un trio timido ma determinato, riservato ma con molto da dire. Strormtrap originario di Ramallah, Hicham di Nablus ed Aras di Istambul si incontrano fuori dalla Palestina perché  le assurde regole imposte dall’occupazione israeliana non consentono loro di spostarsi liberamente nel loro paese. Dunque, in occasione della serata romana a sostegno del convoglio umanitario ‘Resriamo Umani’, diretto a Gaza abbiamo avuto il piacere di incontrarli. Mi avvicino a loro con una sfilza di domande, riguardano sia il rap che la situazione palestinese. Cosciente, tra l’altro, che ci sarebbe potuta essere un’alta probabilità che dopo la quarta o la quinta domanda, mi avessero mandato giustamente al diavolo, ma voglio far arrivare ai miei ‘compaesani’ più informazioni possibili sul loro rap ed una testimonianza diretta da chi vive laggiù. Cosi’ cominciamo a parlare. Una lunga ed interessante chiacchierata ci ha permesso di affrontare tutti i quesiti preparati, risposti da Stromtrap con molto interesse e gentilezza.

Vale la pena leggere quanto riportato di seguito, poiché dalle parole di Stromtrap s’evince molto, soprattutto lo splendido legame che vige tra rap, emozioni, speranza e amarezza, disillusione, lotta per i propri diritti, coraggio di dire le cose come stanno.


Ciao Stormtrap, anzitutto bentornato in Italia, questa volta da solo! Dunque raccontaci come e quando è nata la tua passione per il rap e la nascita di Ramallah Underground, attualmente sciolti.

Ho cominciato ad ascoltare rap nel periodo in cui mi trovavo in America, quando da noi il genere ancora non era molto diffuso. Tornando nel mondo arabo, la mia passione verso questo genere crebbe e diventò un necessario mezzo d’espressione con l’esplosione della seconda intifada. Non avevo mezzi a disposizione per produrre e comporre musica, quindi ho iniziato con un computer, un foglio, una penna e tante emozioni. Scrivevo ciò che accadeva quotidianamente nella mia città, Ramallah, in particolare durante l’assedio israeliano.

Con Boikutt e in seguito con Aswatt  ideammo un sito: Ramallah Underground, che raccoglieva reportage fotografici e musica che documentavano la situazione del nostro paese.

Da lì venne quasi naturale la trasformazione del progetto in una crew, cominciammo ad esibirci e pian piano a farci conoscere. Dal 2010 abbiamo deciso di dare precedenza ai nostri percorsi individuali, progetti solisti che ognuno di noi aveva in cantiere…per questo quest’anno presento miei lavori, accompagnato da Hicham ai dischi ed Aras al basso.

Dunque un’importante novità!…Qual’è il messaggio che la tua musica vuole trasmettere?

Diciamo che comprende molti argomenti. Sicuramente tocca la situazione politica vissuta in Palestina, soprattutto in relazione alle molte difficoltà e sofferenze affrontate dal popolo palestinese, tra check-point e impedimenti vari. C’è anche un aspetto sociale che traspare dai miei testi, una critica alla società palestinese attuale, che sembra aver perso alcuni importanti legami storici e tradizionali a causa di un cambiamento sociale costante.

A Ramallah ci sono molti ragazzi che ti supportano, ma quali sono le difficoltà, se ci sono, che s’incontrano nello sviluppare un progetto come il tuo?

Uno dei problemi maggiori che riscontriamo è che gli spostamenti sono molto difficili. Non possiamo incontrarci con altri rapper, producer, artisti, amici. In questa situazione, Internet è l’unica scelta. Ci si parla attraverso un computer e qualche volta ci si riesce ad incontrare all’estero. Immagina quanto è brutto non potersi incontrare nel proprio paese…

Anche se in questo momento la crew Ramallah Underground non è all’attivo, volevo farti una domanda al riguardo, dato che qui in Italia se n’è saputo poco, purtroppo. ‘Periferico’ è uno splendido disco, nel quale anche Boikutt, in rappresentanza della Palestina, ha dato il suo contributo con la track “Taht il Ankad”. Come ti dicevo, anche essendo un lavoro uscito nel 2007 qui non è molto conosciuto, causa scarsa informazione. In virtù del ‘meglio tardi che mai’ vorrei cogliere l’occasione per far arrivare ai lettori qualche informazione su un disco molto speciale. Puoi spiegarmi il senso di quel lavoro, realizzato con il contributo di 15 lodevoli artisti internazionali?

Certo, è un bellissimo lavoro al quale abbiamo preso parte. ‘Periferico’ è stato una grande occasione d’unione, il messaggio che voleva trasmettere, di accendere un riflettore sull’arte della ‘periferia’ del  mondo, è stato amplificato grazie alla presenza di molti artisti. Unione e confronto, sono fondamentali…Anche l’intervista che stai facendo è un forte metodo per trasmettere un messaggio!

Grazie Stromtrap!…Ma le tue parole sono cio’ che contano veramente, più che la mia intervista!Volevo chiederti,ora quali sono i tuoi progetti futuri?

Sto lavorando all’elaborazione di un ep che sarà disponibile in free-dowload. Pian piano arricchirò  questo lavoro iniziale trasformandolo in un vero e proprio album. Parallelamente sono occupato nella realizzazione di un film-documentario, con l’essenziale aiuto di un regista, che racconta la vita di artisti, dentro e fuori la Palestina.

Quando sarà pronto l’ep in download?

Se Dio vuole, fra due mesi!…

Con quale artista o gruppo ti piacerebbe collaborare?

Sono tanti gli artisti con i quali aspiro a collaborare, in particolare con alcune crew palestinesi con i quali sono in contatto tramite Internet ma non siamo mai riusciti ad incontrarci personalmente. Idem in riguardo a parecchi rapper di Gaza. Nonostante tutto, stiamo cercando di trovare un modo per realizzare collaborazioni attraverso la rete.

Stormtrap puoi raccontarci qualcosa in merito della scena hip hop palestinese?

L’hip hop in Palestina ha cominciato a diffondersi intorno al 2000, prima non era molto conosciuto, ma nonostante la sua giovane età, ad oggi è molto praticato in Palestina. Non trovi un paese, anche il più piccolo, nel quale non incontri un mc, una crew, un producer…Questo è bellissimo.

C’è un approccio al writing così come al rap?

I graffiti ricoprono la quasi totalità delle mura palestinesi! Ricordo con molto piacere la visita palestinese di Banksy, nella West Bank. Con la sua leggendaria bravura ed originalità ha incoraggiato molti giovani writer palestinesi.

Banksy a Betlemme

 

Hai sentito parlare de ‘El Généràl’ rapper tunisino voce della recente rivolta? Rispecchia un po’ la mission particolare ed ambiziosa che il rap ha in casi come il suo e come il tuo: cercare di ‘Risvegliare le coscienze’ e contrastare l’oppressione.  Cosa implica questo compito?

E’ un compito molto arduo. Quando ho cominciato a fare rap non avrei mai immaginato che la musica potesse arrivare ad infondere un messaggio così forte e generare un simile effetto, invece con le rivolte che hanno investito e stanno investendo tuttora il mondo arabo, mi sono reso conto di questo. El Général ha avuto un ruolo rilevante nella rivolta in Tunisia e sarà esempio per molti artisti della sfera araba che nasceranno nei prossimi anni, soprattutto perchè le nuove generazioni non hanno più paura di parlare, lo fanno con più coraggio.

Che aria si respira a Ramallah?Che ne pensi del recente accordo tra Abu Mazen e Hamas?

Sicuramente senza la caduta del regime di Mubarak in Egitto, nessuno avrebbe immaginato la conclusione di questo tanto sospirato accordo. L’unità è sempre stata la più grande aspirazione del popolo palestinese in quanto prima di reclamare libertà dall’occupazione israeliana il passo più importante da compiere era l’unità del nostro popolo.

Ci auguriamo che il governo che verrà grazie al patto siglato tra Hamas, Fatah e le altre fazioni sia rappresentativo di tutto il popolo palestinese, di Gaza, Cisgiordania, palestinesi all’estero coinvolti nella diaspora, costretti nei campi profughi in Libano e Siria. Questo renderebbe il governo stabile ed autoritario abbastanza da trattare e raggiungere la pace con Israele. Ciò non è mai stato reso possibile, ed è il nostro sogno.

Anche il nostro… Speriamo bene ragazzi. Invece in merito a Gaza, cosa mi dici? Ci sei mai stato?

La mia ‘carta d’identità’, se così può essere definita, rende già difficili gli spostamenti in Cisgiordania, perciò intraprendere un viaggio verso Gaza è impossibile.

Hicham, Dj : Io sono di Nablus e nonostante sia a pochi chilometri dalla città di Stormtrap, purtroppo, non sono mai riuscito a raggiungerlo né tanto meno ad entrare in Palestina.

Stormtrap, avete suonato su palchi internazionali. Ce n’è uno che vi ha emozionato di più?

Londra! Sono molto solidali ed organizzano assiduamente eventi informativi e di supporto per la Palestina. Siamo stati invitati più di una volta, supportati da moltissima gente! D’altro canto, ci sono molti volontari inglesi che vengono nei territori occupati palestinesi. Tutto questo dimostra che loro conoscono o, meglio, sono messi in grado di conoscere di più la questione palestinese rispetto altri paesi.

Vi è mai capitato di ascoltare qualcosa di rap italiano?

Boikutt ha avuto modo di collaborare in un disco di Bonnots, degli Assalti Frontali. Sono molto bravi!  Per il resto abbiamo ascoltato i ragazzi che hanno diviso il palco con noi nelle nostre date italiane, tantissima energia trasmessa dai loro flow, ma purtroppo non capiamo i testi e questo nel rap è un handicap!

Allora bisognerà che vi traduca alcuni pezzi di qualche mio compaesano!

Magari!

Spero che l’Italia abbia il piacere e l’onore di rivedervi di nuovo ragazzi, vi ringrazio di cuore per la gentilezza e la disponibilità! Ora un messaggio libero, per dire quello che volete a chi dall’Italia e dal mondo vi conosce e vi supporta…

Anzitutto è un grande onore per me e per noi essere qui n Italia. Ogni volta che sono venuto in questo paese è stato un bellissimo viaggio, la gente è molto ospitale e sin dalla prima volta siamo stati accolti come fossimo a casa nostra. Un ringraziamento particolare va a coloro che si adoperano per la Palestina ed anche un invito a lavorare di più. Devi sapere che quando qualcuno lavora per la questione palestinese, incoraggia anche noi a fare meglio e di più! Ci dà speranza. Noi palestinesi saremmo contenti ed onorati di aiutare il vostro popolo in qualcosa qualora ce ne fosse la necessità…

Beh, una cosetta ci sarebbe…

Ah si? Diccela subito!

Liberarci da Berlusconi!

Hai ragione!…Ogni paese ha i suoi problemi! Noi Israele, voi Berlusconi!

E’ un piacere, per me che seguo sia la questione palestinese che l’hip hop, ascoltare la vostra musica e sapere le vostre opinioni, soprattutto essere testimone della vostra grande forza interiore. Un piacere condiviso da molti miei connazionali.

Piacere nostro, ringraziamo tutti gli italiani e te per ciò che fai! Beh non potrebbe essere altrimenti…la nostra musica è intrinsecamente legata alla questione politica e sociale palestinese…

Stormtrap, prima di salutarti volevo chiederti se hai mai sentito parlare di Vittorio Arrigoni.

Nutro un grande rispetto per Vittorio. La prima volta che abbiamo sentito parlare di lui è stata a Londra, dove vedemmo un suo documentario. Dopo quel giorno, mi sono informato ed interessato alla sua attività, seguendolo assiduamente. Quando è stato assassinato, per noi tutti è stato uno shock. Un velo nero ed amaro steso sulla Palestina. Io so che Gaza lo amava e senza dubbio i suoi assassini non rappresentano neanche un pizzico del popolo palestinese. Non dobbiamo dimenticare la sua morte, ma prendere esempio da lui. La sua umanità ci ha insegnato molto ed è una grande lezione di vita che ci permette di andare avanti. Proseguiamo il suo messaggio di ‘Restare umani’.

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