I brand dietro la nuova era del rap italiano

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1378536_10151661299653015_1700011836_nC’è stato un tempo in cui si potevano evidenziare due principali scuole di rapper americani. Da una parte quelli della East Coast, che oltre che per il sound più rude ed i testi maggiormente indirizzati alla protesta sociale, erano riconoscibili anche dall’abbigliamento tendenzialmente trasandato e poco curato. Al contrario c’erano poi i rapper della West Coast che avevano meno a cuore le tematiche sociali ed amavano farsi vedere in giro con orpelli dorati e grandi firme dell’abbigliamento sportivo per i loro abiti ovviamente “extra large”. Indovinate quale delle due scuole ha maggiormente conquistato l’Italia? Se non siete tra gli addetti ai lavori che già conoscono la risposta potete facilmente farvi un’idea in materia andandovi a guardare su Google le mise dei rapper Made in Italy.
Anche nel loro look ritroverete quell’attenzione allo stile eccentrico sulla falsa riga dei rapper della West Coast americana, con tutte le “tamarrerie” tipiche di quei paradigmi. Stile che è poi diventato un must per orde di teenagers che nel tentativo di emulare i loro idoli, se non altro da un punto di vista dell’abbigliamento, prendono d’assalto i negozi alla ricerca dei loro capi, o in alcuni casi li acquistano sui portali internet. Ma quali sono gli stili ma soprattutto i brand? Ognuno ha il suo. C’è Fabri Fibra che ad esempio veste solo Adidas, e da lì non si discosta molto, poi c’e Tantaroba che invece sceglie Zen, essendo un marchio molto in linea con lo stile più usato nel mondo del rap; mentre Marracash, Ensi e Clementino vestono capi Puma dalle linee più sportive (consultabili anche nella sezione dedicata al brand dell’e-commerce zalando.it).maxresdefault
Clementino in particolare ha voluto in un certo senso “istituzionalizzare” il suo rapporto con Puma attraverso una campagna di branding in cui, ad esempio, viene proposta l’immagine del cantante con in sovraimpressione il logo della marca sportiva. È il frutto di una studiata strategia di branding che sfrutta le apparizioni in pubblico degli artisti nei loro videoclip, nelle loro comparsate in tv ed anche nei concerti a suon di gettoni da diverse migliaia di euro ogni volta che il brand appare, e più ampio è il pubblico a cui il brand viene esposto maggiore è il compenso che i rapper percepiscono.
In realtà però il legame tra mondo della moda e rap all’italiana sta sviluppando negli ultimi tempi relazioni che vanno ben oltre il semplice schema del “testimonial”. Si parla infatti di vere e proprie collaborazioni di tipo artistico e creativo, se non proprio di marketing come quello di Emis Killa, che passa dalle Capsule Collection di Happines nelle occasioni più informali ai più eleganti abiti Tombolini in quelle più formali.
C’è poi chi si è spinto oltre come Guè Pequeno dei Club Dogo che negli scorsi mesi ha addirittura presentato una sua linea di abbigliamento, e vista la risposta (in termini di vendite) che viene dal mercato, sembra proprio averci visto bene. In altri casi infine è il mondo della moda ad attingere dall’universo rap. È questo ad esempio il caso della collezione Diesel Black Gold FW 2014 creata sotto la direzione del nuovo creative Andreas Melbostad. todd-snyder-champion-xlPiù morbide invece le nuove proposte del marchio Champion che grazie alla collaborazione con il designer Todd Snyder riportano in auge le vecchie felpe con cappuccio e le t-shirt superlogate.

Rita Mencarelli

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