One Mic: la recensione

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Ho voluto aspettare un po’ prima di recensire questo disco. Volevo metabolizzarlo bene e farmi un’idea che fosse mia davvero, cosa che probabilmente in tanti non hanno fatto, giudicando il disco dal titolo, volutamente provocatorio (credo).

E’abbastanza normale che l’attesa fosse tanta, verso questi ragazzi che a 17 anni facevano Demo più maturi e fighi di tanti dischi di artisti più affermati e, diciamocelo, non è che il singolo d’apertura abbia aiutato molto il disco. Ma Commerciale è un buon lavoro; con alti e bassi, certo, ma quello che a mio parere vale la pena sottolineare è questo: Commerciale è un disco dei One Mic, punto. Non si tratta di una considerazione banale: ci sono meno punchlinez, in pratica non si ricorderà per le rime sulla matrioska. Non dimentichiamo, però, che sono passati sei anni da Sotto la Cintura. In “Commerciale”, che piaccia o meno, emergono le virtù e allo stesso tempo i limiti di tre rapper che sono maturati, ma soprattutto di tre teste molto diverse tra loro; Ensi continua ad essere il rapper potenzialmente più potente d’Italia, Raige uno dei più poetici, Rayden uno dei più maturi e in qualche pezzo l’amalgama necessaria per mischiare skills così differenti sicuramente un po’ manca.

Il disco si apre col botto: Double S ai piatti, mentre Ensi prende le distanze da tutta quella parte di scena che pensa che siano ancora in 20 a ballare il Tranqui Funky, con delle frasi che hanno suscitato polemiche delle quali non vale nemmeno la pena stare a parlare. Il resto si snocciola tra dei bei beat di Fish, Zangirolami, Roofio, Big Joe e Vox P e di un Rayden sempre più efficace anche alle macchine e i ritornelli (forse un po’ troppi) di un Raige che invece nelle strofe si dimostra in grandissima forma, concludendosi con il non indispensabile remake di “Pioggia”.

Commerciale è un disco sincero, che lascia emergere il lato più sensibile, quello più zarro, quello più hip hop di tre personaggi che è bene che si mantengano presenti in una scena spesso priva di carisma, ma che allo stesso tempo non sembrano ancora aver trovato una dimensione del tutto consona al proprio profilo artistico. E’il lavoro che mi aspettavo e che in un certo senso volevo; non sarà il classico degli anni 10 (ma ce ne sarà uno? Diciamoci la verità..), ma è un prodotto che si lascia ascoltare dall’inizio alla fine, che ha sicuramente dei difetti, ma è anche questo che lo rende così spontaneo.

Per il resto non posso che augurarmi che Jari, Alex e Marco possano raggiungere la definitiva consacrazione, permettendomi di togliere un giorno quella parola “potenzialmente” dalla mia recensione, perché come ho letto da qualche parte, fanno Hip Hop da abbastanza per essere considerati quasi Old School. Mi auguro che l’apparizione su MTV del trio non rimanga un caso isolato, e che qualcuno possa aver imparato una lezione: mai giudicare un disco dalla copertina. A maggior ragione un disco rap. Robert Pagano

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