Una nuova grande stagione al The Factory: si parte con Masta Ace e Marco Polo

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Una nuova grande stagione di concerti al The Factory: si parte con Masta Ace e Marco Polo, che presenteranno il loro ultimo lavoro discografico, Richmond Hill, disco uscito per Fat Beats Records l’anno scorso. Nel music club di viale del Lavoro di San Martino Buon Albergo quindi ci sarà l’unica data italiana del tour internazionale di Masta Ace e Marco Polo, uno spettacolo che si preannuncia potentissimo. Ad aprire la serata, alle 21.30, Ares ed a chiuderla, ben dopo la mezzanotte, il veronese Dj Zeta. In mezzo, l’esibizione di due personaggi dalla lunga carriera e dall’importante pedigree, che non ha certo bisogno di presentazioni. Ne parliamo con chi ha reso possibile tutto ciò, Simone “Bruce” Turri, direttore artistico del  locale e con Marco Zanella, la mente creativa di Step in The Arena.

Stasera inizia una nuova stagione di grandi live al Factory di San Martino Buon Albergo, che proseguirà con appuntamenti mensili fino a primavera inoltrata, e quindi colgo l’occasione prima di addentrarci nel vivo dell’intervista per farti una domanda consuntiva riguardante la scorsa stagione di eventi: come è andata? Siete soddisfatti della risposta del pubblico?
ST: Innanzitutto grazie di averci coinvolto in questa intervista, la scorsa stagione è stata davvero forse la migliore delle tre stagioni appena passate, sia a livello di proposta artistica che di presenza di pubblico, si spera di replicare se non di superare le aspettative che ci siamo preventivati.
MZ: La scorsa stagione è stata davvero intensa e gratificante. Ci siamo messi in gioco con coraggio, proponendo line-up coerenti e curando ogni dettaglio, e il pubblico ha risposto con entusiasmo e partecipazione reale. Per me — e per tutta la squadra dietro Step in the Arena — è stato vedere nascere qualcosa di più grande: non solo eventi, ma relazioni, fiducia, comunità. Sì, siamo soddisfatti, perché ci testimonia che quel che facciamo risuona, non è passaggio, è impatto.

Si inizia quindi con due nomi di eccellenza: Masta Ace e Marco Polo, che significa anche proporre un tipo di rap che va controcorrente rispetto alle mode degli ultimi tempi, ci sembra. È stata una scelta culturale, nostalgica o strategica? Come è nata l’idea?
ST: Su questo dobbiamo ringraziare Marco Zanella che da diverso tempo ci sta aiutando con dedizione e passione attraverso la sua consulenza nelle scelte e nelle proposte artistiche, riuscendo sempre a creare un ventaglio  di scelte di questo genere coinvolgendo così diverse generazioni; nessuna nostalgia da parte nostra, adoriamo questi artisti, soprattutto Marco Polo che pur essendo un emergente rispetto a Masta Ace si sta facendo strada come uno dei massimi esponenti del mondo della produzione e del beatmaking a livello mondiale.
MZ: È una scelta culturale, prima di tutto. Masta Ace e Marco Polo non sono solo nomi iconici: rappresentano una visione del rap che punta sui contenuti, sulla sostanza e una storia che parte da molto lontano. Non è nostalgia, ma rifiuto del vuoto: vogliamo che Verona ascolti un rap che non ha nulla a che vedere con l’hip hop. L’idea è nata dal desiderio di portare qualcosa di vero e di valore, un’esperienza musicale forte che parli anche a chi pensa che il rap sia solo tendenza.

Quali sono state le principali difficoltà logistiche o organizzative che avete incontrato nel mettere in piedi questo evento? Immagino che l’iter non sia proprio facile ed immediato e possono sorgere diverse criticità operative ed ostacoli..
MZ: Ce ne sono tante, è inevitabile. Dalla burocrazia ai tempi ristretti, dalle richieste tecniche – palco, suono, logistica – fino ai costi che vanno ben calibrati. Ma la chiave è sempre la squadra: avere persone che credono nel progetto, che lavorano insieme con visione condivisa. Ogni sfida diventa esperienza, ogni errore diventa lezione, e questo ci fa crescere.
ST: A dir la verità abbiamo riscontrato meno problematiche a livello organizzativo e di forma rispetto a tante altre produzioni italiane, l’unico aspetto forse dolente sta sempre a livello logistico quando si ha a che fare con agenzie straniere che solitamente fanno fatica a capire le dinamiche a livello di servizi pubblici, aspetti logistici e burocratici del nostro bel paese.

Il pubblico del rap è ormai eterogeneo, dai fan hardcore della prima ora o quasi agli adolescenti che scoprono la cultura urban su TikTok. A chi parla davvero questo concerto?
ST: Questo concerto, per come lo vediamo noi, può coinvolgere e parlare ad una vasta tipologia di pubblico: dal nostalgico della old school al giovane emergente che da questi due artisti avrebbe molto da apprendere e da rubare, poiché questo nuovo album riesce davvero a raggiungere tutti in modo indiscriminato.
MZ: A chi è cresciuto con dischi, che sente la musica con testa e cuore, testi densi di temi sociali e voglia di divertirsi. Ma anche a chi oggi scopre questa cultura e vuole andare oltre il mainstream. Questo concerto è per chi vuole ascoltare due generazioni che si incontrano, e perché l’hip hop resti ponte, non divisione. Parla a chi crede che l’hip hop sia voce, racconto, identità.

Sui social tutto è immediato, virale, volatile. Come si costruisce oggi un evento fisico, che comporta un notevole dispendio di energie (fisiche ed economiche) e che lasci il segno in un mondo che ormai vive online? Come si lavora su questo aspetto?
ST: Per quanto riguarda la costruzione di un evento, ogni genere ha le sue peculiarità e le sue dinamiche di comunicazione; noi nel panorama Hip Hop / Rap troviamo molto efficace il passaparola, che da sempre nella mentalità di strada crea condivisione e partecipazione anche se questo comporta una vendita improvvisa di biglietti il giorno stesso dell’evento e per la nostra organizzazione è sempre difficile fare previsioni accurate ed avere il tempo di prepararci adeguatamente, questa tipologia di pubblico non è abituata all’uso delle prevendite, anche se sarebbe molto utile ad entrambi,sia per il risparmio economico sul prezzo del biglietto e poi per agevolare la nostra organizzazione a livello logistico;  per il resto oggi viviamo in un contesto culturale davvero difficile da decifrare.
Sarebbe interessante fare un intero articolo su che cosa comporta l’organizzazione di un evento, in modo da far capire al pubblico fruitore di concerti il perchè di certe dinamiche, dalla visione promozionale al costo del biglietto che mai come ora è sempre più fondamentale al recupero delle spese di produzione.
MZ: Con autenticità e coerenza. I social sono utili, ma l’esperienza vera si vive solo dal vivo. Impostiamo una comunicazione che rispecchi ciò che siamo: niente artifici, niente finti passi, solo contenuti veri. E, soprattutto, mettiamo al centro le persone — artisti, pubblico, crew. Se chi viene si sente come casa, i cari vecchi party, sono eventi che lasciano il segno a chi partecipa.

Guardando al futuro: quali sono le vostre ambizioni per questo nuovo ciclo di concerti? Cosa dobbiamo aspettarci?
ST: Stiamo lavorando con molto impegno e passione per migliorarci ogni giorno; da questa nuova stagione vorremmo trasportare il pubblico in un bel viaggio alla scoperta della nuova scena contemporanea ma allo stesso tempo fornire un punto di riferimento per la scena che ha contribuito alla diffusione negli anni di questo genere musicale
MZ: Vogliamo continuare a crescere e migliorare l’offerta musicale. Portare nomi internazionali ma restare fedeli alle radici. Dare spazio agli emergenti, creare opportunità dentro e fuori Verona. L’idea è che Step in the Arena diventi un contenitore culturale più ampio: concerti, momenti di dialogo, workshop, e quel terreno fertile dove crescono comunità e creatività.

Ultima domanda e chiudiamo: se doveste riassumere in una frase lo spirito di questa nuova stagione, cosa direste?
MZ: Partiamo da Radici profonde con uno sguardo al passato e attenti al futuro e alle nuove uscite e talenti. Riconoscerci nella storia dell’hip hop, ma scriverne nuove pagine, insieme.
ST: “La musica si riflette dall’artista al pubblico, trasportando un messaggio, che si propaga e si diffonde come un bellissimo segno di libertà.” Noi come The Factory  speriamo di essere sempre il luogo sicuro dove potervi confrontare e divertire, poichè la musica è prima di tutto passione, questa stagione vi avvolgerà, poiché è solo grazie al vostro sostegno che la scena può cambiare davvero, vi aspettiamo!

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