Oltre 4000 persone per il rap di Keny Arkana

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keny arkanaIeri al Forte Prenestino di Roma oltre quattromila persone erano presenti per il live di Keny Arkana. Una piccola grande donna, prima di essere una rapper più che valida. La maggior parte del pubblico non conosceva i testi dell’artista marsigliese , ma era comunque inebriato dal suo carisma, dal suo modo di tenere il palco, dalla sua capacità di convergere professionalità, hardcore e umanità. Insomma, una che non fa l’alternativa per cavalcare la moda dell’essere “rivoluzionari”, lei lo è. E solo se lo sei davvero, riesci a coinvolgere così tanta gente, nonostante ci sia l’ostacolo linguistico di mezzo.

Un live un po’ più pacato del concerto del 2011 all’Ex Snia. Sul palco ieri sera c’era una Keny cresciuta, più matura e consapevole. Una personalità straordinariamente cristallina, definita anzitutto da una consapevole disobbedienza. Ed è qui il punto. Non è “rage” punto e basta. E’ una rabbia spiegata. Ed è molto differente. I suoi testi spiegano il perché di una presa di posizione, uno state of mind, la scelta di vivere la vita con la mente, il cuore e gli occhi sempre aperti perché è inutile parlare di rivoluzione della società se si è incapaci di relazionare anche tra di noi: “ Una rivoluzione interiore: quando capiremo che dobbiamo cambiare dentro, da lì potrà fiorire” scrive in una strofa di V pour Verité. Pezzi prettamente hardcore si sono alternati con altri più melodici, senza mai stancare. Un altro brano significativo è stato La mére des enfants perdus (La madre dei bambini perduti): “Bambini che provengono da famiglie distrutte scelgono me come loro madre, per avere per lo meno dei fratelli. Sono l’unica con la quale passano tutto il tempo e sono fieri di essere figli miei. […] gli ho insegnato che non c’è il bene o il male, solo deboli e forti guidati da un istinto animale, perché nelle mie vene scorre l’essenza della giungla. Qui ognuno bada a sé stesso e tutti sottomettono chi si lamenta.” Il live prosegue fino a chiudere con l’hardcore de La Rage(La rabbia), “La società ritorni ad essere popolo” dice nel testo.

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